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Integrazione: occorrono regole chiare

Keystone

Nell'inserimento degli stranieri, i cantoni devono seguire regole chiare. Lo sostiene Eduard Gnesa, direttore dell'Ufficio federale della migrazione, in un'intervista a un domenicale.

Questo contenuto è stato pubblicato il 05 agosto 2007

Dopo le vacanze estive il governo esaminerà le raccomandazioni di un gruppo di lavoro in ambito di integrazione diretto da Gnesa. Attualmente le misure d'inserimento variano parecchio da un cantone all'altro.

"Proponiamo ai cantoni di non rinnovare il permesso di soggiorno nel caso in cui lo straniero non si è bene integrato in Svizzera", ha detto il direttore dell'Ufficio federale della migrazione (UFM), Eduard Gnesa, in un'intervista alla SonntagsZeitung.

D'altro canto, coloro che dimostrano di avere fatto sforzi particolari per inserirsi, vanno "premiati", ad esempio con il rilascio anticipato di un permesso di domicilio.

La politica degli stranieri non è quindi fatta solo di repressione, sottolinea il direttore dell'UFM. Occorre però fare in modo di potere obbligare gli stranieri a integrarsi, ad esempio seguendo dei corsi di lingue.

Giovani stranieri

Gnesa dirige un gruppo di lavoro interdipartimentale che su mandato del Consiglio federale ha elaborato un pacchetto di misure sull'integrazione degli stranieri. Il governo esaminerà tali raccomandazioni dopo le vacanze estive.

"Le misure da noi proposte si concentrano sulla lingua, la formazione e il lavoro". L'accento va posto in particolare sull'integrazione dei giovani stranieri: "Fra loro riscontriamo problemi nella ricerca di un posto di apprendistato, ma anche un aumento della disoccupazione e una rappresentanza particolarmente elevata nelle statistiche della criminalità", afferma il direttore dell'UFM.

Il gruppo di lavoro giunge alla conclusione che in ambito di integrazione sono già stati fatti notevoli passi avanti. "Ora occorre migliorare le strutture esistenti ed elaborare misure specifiche per i gruppi a rischio", conclude Gnesa.

Pratiche cantonali

L'applicazione delle misure d'integrazione presenta grandi differenze da un cantone all'altro. A mobilitarsi in questo ambito sono soprattutto i cantoni romandi. In Vallese, Sierre e Martigny si apprestano a creare un posto di delegato all'integrazione degli stranieri. I nuovi arrivati sono così accolti, informati sulle strutture, le associazioni locali o i corsi di lingue che possono seguire. Sono inoltre previsti dei corsi di integrazione.

L'idea seduce anche il canton Friborgo, che entro la fine dell'anno discuterà un pacchetto di misure in ambito di inserimento dei migranti: "L'aiuto alla creazione di posti di delegati comunali farà parte di queste misure", indica il delegato cantonale friborghese all'integrazione, Bernard Tétard.

Nel canton Vaud posti simili esistono già in alcuni comuni, come a Losanna e a Renens. Non sono però sovvenzionati dal cantone. Non è invece previsto nessun delegato all'integrazione nei cantoni di Ginevra, Neuchâtel e Giura, dove l'accoglienza dei migranti è generalmente affidata all'amministrazione comunale.

Infine, nella Svizzera tedesca, i due semi-cantoni di Basilea rivestono un ruolo di pionieri in ambito di inserimento degli stranieri: oltre ad offrire loro diversi tipi di aiuti, hanno introdotto l'obbligo di seguire un corso di lingue e di integrazione per chi desidera ottenere un permesso di soggiorno.

swissinfo e agenzie

Fatti e cifre

Alla fine del 2006 vivevano in Svizzera 1'523'586 stranieri: il 20,4 % della popolazione totale.
Nella regione italofona del Paese, gli stranieri sono il 25,4%, in Romandia il 25% e nella Svizzera tedesca il 18,5%.

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In breve

Il 24 settembre 2006 il popolo ha massicciamente approvato (68%) la nuova legge sugli stranieri.

La normativa si prefigge essenzialmente di lottare contro gli abusi e di migliorare l'integrazione.

La legge chiede alle autorità di creare condizioni tali da favorire l'integrazione.

Dal canto loro, pure gli stranieri devono però fare degli sforzi per integrarsi. La normativa prevede ad esempio la possibilità di obbligare uno straniero a frequentare dei corsi di lingue prima di potere ottenere un permesso di soggiorno.

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