Iniziativa del 18 percento: uno strumento per equilibrare immigrazione e integrazione
Lo sostiene il comitato dell'iniziativa «per una regolamentazione dell'immigrazione», in votazione il 24 settembre, che nella conferenza stampa di lunedì ha duramente criticato l'attuale politica d'immigrazione.
La politica migratoria della Confederazione «contraddice qualsiasi logica economica», ha detto il consigliere nazionale Luzi Stamm (PLR/AG). «Quale paese - si è chiesto - si permette, in piena recessione con una mancanza di posti di lavoro, di ammettere un'immigrazione massiccia di persone senza formazione professionale?»
In proposito, Stamm ha esibito cifre concernenti la migrazione in Svizzera: tra il 1990 e il 1999 sono stati concessi, ha detto, oltre un milione di permessi di lavoro (B e C), mentre nello stesso periodo hanno lasciato la Svizzera circa 650mila stranieri.
Il problema non si limita alle cifre, ha proseguito Stamm. Nella maggior parte i permessi sono stati concessi a «cittadini senza formazione, provenienti dalla parte più arretrata d'Europa. Le conseguenza sono state: problemi sociali, disoccupazione e debiti miliardari crescenti per lo Stato.»
La Svizzera deve accettare solo il numero di stranieri che è in grado di integrare, ha spiegato Philipp Müller, granconsigliere radicale in Argovia e principale promotore dell'iniziativa. Müller afferma che l'equilibrio tra immigrazione ed integrazione è attualmente compromesso e l'iniziativa è uno strumento opportuno per limitare l'immigrazione. «L'obiettivo non è di fissare una soglia, ma di limitare la crescita della popolazione straniera», ha detto.
Il problema non può essere risolto soltanto con un'incentivazione delle naturalizzazioni, ha aggiunto Müller. Una politica d'integrazione degna di questo nome costa, per esempio a livello della scolarità obbligatoria. «L'economia non può importare mano d'opera e poi rinunciare a coprire i costi sociali che provoca», ha concluso Müller.
Il consigliere nazionale bernese Bernhard Hess (Democratici svizzeri) ha assicurato una campagna attiva. Il suo partito avrebbe persino sostenuto un testo più radicale, ha detto, visto che la «tradizionale identità triculturale - ticinese, romanda e svizzera tedesca - della Confederazione» è minacciata dalla sovrappopolazione straniera.
Di parere contrario sono invece i membri del comitato «contro l'iniziativa anti-stranieri», che riunisce 186 parlamentari federali.
Nel corso di una conferenza stampa, all'inizio del mese, il comitato aveva espresso il suo appoggio per il disegno di legge federale sugli stranieri del Governo, attualmente in procedura di consultazione, che va nella giusta direzione e costituisce una buona alternativa all'iniziativa: limitare l'immigrazione dai Paesi extra UE considerando la qualificazione e la capacità d'integrazione dei candidati.
Nella sua presa di posizione, il comitato contro l'iniziativa aveva d'altronde sottolineato che se la Svizzera avesse una procedura di naturalizzazione simile a quella dei paesi limitrofi, la popolazione straniera non raggiungerebbe nemmeno l'8 percento, un tasso simile a quello europeo.
Ricordiamo che l'iniziativa "Per una regolamentazione dell'immigrazione", lanciata nel 1994 da un comitato formato da personalità di destra provenienti dal Canton Argovia, intende ridurre il tasso di stranieri in Svizzera dal 19,2 attuali al 18 per cento della popolazione. L'iniziativa ha raccolto 121 mila firme, di cui circa 4000 nella Svizzera romanda e 1000 in Ticino. L'iniziativa è la settima di questo tipo dal 1965.
Oltre alla riduzione e limitazione della popolazione straniera al livello del 1993, l'iniziativa chiede una regolamentazione più severa per richiedenti l'asilo, profughi di guerra, stranieri alla ricerca di protezione, persone accolte provvisoriamente e stranieri senza dimora fissa: l'eliminazione di attrattive finanziarie per il soggiorno in Svizzera, nonché la possibilità di una carcerazione per stranieri espulsi in vista dell'esecuzione della misura d'espulsione.
swissinfo e agenzie

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