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Il sindacato Unia fa la corte agli artigiani

Unia ritiene che i politici spesso ignorino l'importanza del mercato del lavoro. RDB

Martedì, Unia ha presentato le sue proposte per migliorare la competitività delle piccole e medie imprese (PMI), in particolare quelle attive nel settore dell'artigianato.

Questo contenuto è stato pubblicato il 05 settembre 2006 - 20:09

L'Unione svizzera di arti e mestieri – l'associazione mantello degli artigiani – non nasconde di essere perplessa. Nelle proposte di Unia non ci sarebbe niente di nuovo.

Unia vuole rafforzare le piccole e medie imprese (PMI). Per questo martedì, a Berna, ha presentato per la prima volta un documento con degli appunti di politica economica. Tra le altre cose consigliate da Unia alle PMI ci sono l'invito ad aumentare gli sforzi per la formazione e il perfezionamento professionale e l'esortazione a combattere il dumping salariale e sociale.

«Lanciare proposte di questo tipo rientra nei compiti di un sindacato», spiega a swissinfo Bruno Schmucki, portavoce di Unia. «Abbiamo sempre messo in discussione le strategie economiche». Con il documento presentato martedì, Unia dimostra «di avere anche delle idee economiche concrete e non solamente delle rivendicazioni».

Non è un caso se per il suo primo concetto politico-economico Unia ha scelto proprio le PMI. «Hanno un ruolo centrale nell'economia svizzera», afferma Schmucki. «Le grandi imprese creano posti di lavoro ovunque nel mondo, ma non in Svizzera». Nella Confederazione, i due terzi dei salariati lavorano per delle PMI. Ciò nonostante – sostiene Unia – chi si occupa della politica economica del paese non presta sufficiente attenzione alle PMI, soprattutto quando sono attive nel settore dell'artigianato.

Scetticismo da parte dei diretti interessati

Patrick Lucca, portavoce dell'Unione svizzera di arti e mestieri (Usam) non è entusiasta del documento elaborato da Unia. «Non sarà un vero sostegno per l'artigianato», dice Lucca a swissinfo. «Unia chiede delle cose che corrispondono a quanto noi reclamiamo da diverso tempo».

Su molte cose, gli artigiani sono d'accordo con Unia, tuttavia, ci sono dei passaggi che fanno arricciare il naso all'Usam. «Unia presenta delle cose che normalmente non chiede, come la tredicesima per il settore della ristorazione. È una richiesta che non può essere accolta, perché già oggi un terzo delle imprese scrive cifre rosse».

Inoltre, ci sono molte frasi prive di novità e, in un certo senso retoriche, «come quelle che chiedono un comportamento anticiclico dello Stato o un alleggerimento del carico burocratico. Sono cose che gli artigiani reclamano da anni».

Gestione dei costi

Ma cosa contiene, in effetti, il documento di Unia? In primo luogo si concentra sulla gestione dei costi che, a detta del sindacato, va rivista. A differenza di quanto spesso sostengono i datori di lavoro, i salari hanno un'incidenza relativamente bassa, che va dal 10% (autofficine) al 59% (pittura).

Il grosso dei costi deriva dall'acquisto di materiale, dal consumo di energia o, ancora, dal pagamento degli interessi bancari. È su questi punti che si dovrebbe lavorare. Puntare sulla riduzione dei salari – dando vita a fenomeni di dumping – sarebbe un errore, ritiene Unia.

Stando ad uno studio del Segretariato di Stato dell'economia, se il settore dell'artigianato riuscisse ad effettuare dei risparmi, anche il settore delle costruzioni (700 milioni di franchi) e quello secondario (600 milioni) ne approfitterebbero.

Sempre per il capitolo «costi», Unia ritiene necessaria un'armonizzazione a livello nazionale delle tasse e delle tariffe relative alle infrastrutture (acqua, elettricità, ecc.). Chiede inoltre la concessione alle PMI di crediti bancari a tassi più vantaggiosi di quelli attuali, che oscillano tra il 6 e il 9%.

Buone note

Unia loda la propensione degli artigiani alla formazione di apprendisti. Le banche hanno solo 3,8 apprendisti ogni 100 salariati, i falegnami 11,2 e i meccanici d'automobili 14,2. Per Unia, questo impegno va incoraggiato e ricompensato. Il sindacato dà inoltre molto valore alla formazione continua all'interno delle imprese.

Le altre proposte di Unia riguardano un alleggerimento del carico burocratico da raggiungere grazie alla creazione di uno sportello unico per le prestazioni legate all'Assicurazione vecchiaia e superstiti, alle pensioni o alle indennità in caso di malattia.

Dal canto loro, le PMI dovrebbero darsi da fare – puntando sull'innovazione e l'ampliamento delle competenze – per correggere verso l'alto la produttività. La media svizzera, nota Unia, è di 133'000 franchi, ma la maggior parte delle aziende attive nel settore «arti e mestieri» oscilla tra gli 80'000 e i 100'000 franchi.

swissinfo e agenzie

Fatti e cifre

Le piccole e medie imprese (PMI) sono la colonna vertebrale dell'economia elvetica.
Rappresentano il 99,7% delle circa 300'000 imprese presenti in Svizzera.
Le PMI danno lavoro al 66,8% dei salariati del paese.
Per definizione, una PMI conta al massimo 250 impiegati; il 90% ha meno di 10 impiegati.
Nel 1998, il Dipartimento federale dell'economia ha istituito una task force a sostegno delle PMI.

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