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Il segreto bancario non servirà mai a proteggere i terroristi

Secondo Joseph Deiss, per vincere il terrorismo bisogna combattere anche contro il traffico di armi e di droga Keystone Archive

Lo ha dichiarato il ministro degli esteri Joseph Deiss a Bruxelles. La Svizzera, ha detto, vuole una risposta «decisa e collettiva» contro il terrorismo e il suo finanziamento.

Questo contenuto è stato pubblicato il 21 ottobre 2001 minuti

Dopo l'11 settembre, la collaborazione internazionale per risolvere i grandi problemi è più necessaria che mai, ha affermato Joseph Deiss in occasione della Conferenza europea sul terrorismo che ha riunito sabato a Bruxelles i rappresentanti di una quarantina di paesi.

Nel suo discorso, il consigliere federale ha insistito «sull'unità e la determinazione» nella lotta contro questo male. Ha pure rilevato che le «misure» prese non bastano per sradicare il fenomeno. Per Joseph Deiss bisogna anche «combattere con energia la criminalità internazionale dei traffici di droga, di armi e di persone, che spesso sono fonte di finanziamento del terrorismo». Il ministro ha ricordato a questo proposito che «il segreto bancario non ha mai protetto e non proteggerà mai i terroristi e le loro transazioni finanziarie».

Svizzera «leader»

Davanti alla stampa, il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha ribadito la volontà di Berna di essere «leader» contro gli abusi finanziari e di non accontentarsi di applicare le attuali norme internazionali. Il ministro ha insistito in particolare sull'obbligo, in Svizzera, di conoscere il detentore economico, e non solo quello giuridico, di un conto bancario.

Deiss ha evidenziato l'importanza dei cambiamenti avvenuti nelle mentalità dopo gli attentati dell'11 settembre. Alla Svizzera ciò ha mostrato l'importanza delle relazioni internazionali e anche la sua assenza in certe organizzazioni internazionali come l'ONU.

Traffico d'armi

Anche per gli Stati Uniti la collaborazione internazionale sembra nuovamente d'attualità, ha indicato il consigliere federale. Senza voler «entrare in polemica» e senza «volere una rivincita», Deiss ha tuttavia aggiunto che non per niente il suo discorso ha parlato anche di traffico d'armi.

La recente conferenza sulle armi leggere è infatti in parte fallita a causa degli Stati Uniti, come pure i negoziati contro le armi biologiche, o quelli contro i cambiamenti climatici (Protocollo de Kyoto).

Solidarietà

La Conferenza europea allargata ha adottato una dichiarazione finale alla fine della giornata di lavori. Esprimendo la sua «viva solidarietà» agli Stati Uniti, afferma di voler sostenere «senza riserve» l'azione di lotta contro il terrorismo «nell'ambito del quadro di legittima difesa» conformemente ai testi delle Nazioni unite.

I firmatari vogliono fare il possibile perché le Convenzioni contro il terrorismo siano rapidamente rese operative e affermano di voler combattere il finanziamento del terrore e di voler incoraggiare tutti i lavori del GAFI.

Aiuto umanitario

Gli Stati partecipanti alla Conferenza vogliono aumentare l'aiuto umanitario all'Afghanistan - quest'anno la Svizzera ha accordato 17 milioni di franchi - e favorire gli scambi di informazioni su diversi temi, tra cui le nuove forme di terrorismo (chimico, biologico e nucleare).

Una quarantina di paesi europei, tra cui i 15 membri dell'UE, i 13 paesi candidati all'adesione, la Svizzera, l'Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia, hanno partecipato alla riunione di sabato. Per la prima volta erano presenti anche Russia, Moldavia e Ukraina.

swissinfo e agenzie

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