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Il ministro degli esteri russo telefona a Deiss per la liberazione di Borodin

Per il rilascio di Borodin (nell'immagine) è intervenuto personalmente anche il ministro degli esteri russo Ivanov con una telefonata al suo omologo svizzero Deiss Keystone

Il ministro degli esteri russo Igor Ivanov ha telefonato giovedì sera al suo omologo svizzero Joseph Deiss per chiedergli informazioni sul caso Borodin. Non ha tuttavia avanzato rivendicazioni, ha detto venerdì Rolf Stücheli, portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae).

Questo contenuto è stato pubblicato il 19 gennaio 2001 - 17:16

Pavel Borodin, ex tesoriere del Cremlino e attuale segretario generale dell'Unione russo-bielorussa, è stato arrestato mercoledì all'aeroporto Kennedy di New York su mandato di cattura internazionale della magistratura ginevrina per un presunto riciclaggio di tangenti per aver intascato 25 milioni di dollari di mazzette versate dalle due società ticinesi Mercata Trading e Mabetex per ricevere l'appalto concernente alcuni lavori di rinnovamento del Cremlimo.

Nel dicembre scorso la magistratura moscovita, che collaborava con quella elvetica, ha abbandonato l'inchiesta per mancanza di prove, scagionando così, almeno su suolo russo, Pavel Borodin dalle accuse mossegli dalla Svizzera

Secondo il portavoce del Dfae, Ivanov ha chiesto informazioni a Deiss sulle circostanze dell'arresto e sulla situazione giuridica. Non ha tuttavia protestato né preteso nulla, mentre alle autorità americane la Russia ha chiesto ufficialmente «il rilascio immediato e incondizionato» di Borodin. Stando a Stücheli, Deiss ha risposto a Ivanov «in modo soddisfacente» e dopo il colloquio telefonico «non c'è più nulla in sospeso».

Venerdì mattina l'agenzia russa Interfax, citando fonti interne al Cremlino, aveva parlato di pressioni diplomatiche in corso da parte di Mosca sulle autorità politiche svizzere per cercare di risolvere il nodo diplomatico-giudiziario creato dall'arresto di Borodin. Interfax aveva pure parlato di «attive consultazioni» con Berna per verificare una possibile via d'uscita.

Giovedì sera un giudice americano ha deciso di lasciare Borodin in carcere almeno fino al 25 gennaio, data per la quale si è riservato una decisione. La Svizzera sta intanto mettendo a punto l'annunciata richiesta di estradizione, ha indicato il portavoce dell'Ufficio federale di giustizia Folco Galli, che non è stato in grado di dire quando la richiesta sarà trasmessa alle autorità statunitensi. Berna ha da 40 a 60 giorni di tempo, ha detto Galli.

Da parte loro, gli avvocati difensori russi di Borodin, Ghenrikh Padva e Boris Kuznetsov, hanno fatto sapere che il loro assistito, nonostante tutto, conserva uno spirito combattivo. Egli è sicuro che i magistrati svizzeri non abbiano alcun elemento per portarlo agiudizio, ha detto Kuznetsov, il quale ha poi aggiunto: «Ammesso e non concesso che Borodin abbia ricevuto tangenti, questo sarebbe avvenuto in Russia e ben difficilmente può essere provato in Svizzera».

Mosca continua intanto anche a sollecitare l'amministrazione statunitense per ottenere la scarcerazione dell'ex tesoriere di Borodin. Lo riferisce l'agenzia Interfax citando un comunicato del ministero degli esteri russo. Il ministero russo tiene i contatti con l'amministrazione americana attraverso l'ambasciata russa a Washington e quella americana a Mosca, precisa il comunicato.

Per il premier bielorusso Vladimir Iermoshin si tratta di «una provocazione ben organizzata da qualcuno alla quale bisogna reagire in modo adeguato», riferisce l'agenzia Itar-Tass.

swissinfo e agenzie

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