Il Lussemburgo si oppone ai piani di Bruxelles
La Commissione europea vorrebbe stipulare con la Svizzera e altri stati un accordo complessivo sull'assistenza amministrativa in caso di evasione fiscale. Contro il progetto si è però espresso martedì il Lussemburgo, nel corso della riunione dei ministri delle finanze dell'UE (Ecofin) a Bruxelles.
Ancora una volta le parole del ministro delle finanze tedesco Peer Steinbrück rischiano di sollevare un gran polverone in Svizzera. Nonostante il fatto che martedì a Bruxelles fino all'ultimo il ministro si sia dato la pena di non dire nulla di provocatorio.
Alla domanda se i paesi che conoscono il segreto bancario siano invitati all'incontro informale dei ministri delle finanze il 23 giugno a Berlino, gli è però sfuggita una risposta sarcastica. «Certamente», ha risposto, aggiungendo «Lussemburgo, Liechtenstein, Svizzera, Austria e Ouagadougou».
Nell'agenda dell'Ecofin c'era però una questione più importante per la Svizzera del paragone scherzoso di Steinbrück tra i paesi del segreto bancario e la capitale del Burkina Faso.
La Commissione europea ha presentato il suo piano che prevede la stipulazione con la Svizzera e alcuni piccoli stati di accordi che regolano l'assistenza amministrativa in caso di evasione fiscale.
La misura va in senso contrario di quanto auspicato dal governo svizzero, che vorrebbe regolare la questione in maniera bilaterale con ogni stato, attraverso accordi sulla doppia imposizione.
Lo stop lussemburghese
Durante la riunione dell'Ecofin, il commissario europeo per la fiscalità Laszlo Kovacs ha tastato per la prima volta il terreno a livello ministeriale sui progetti della Commissione, scontrandosi con l'opposizione del Lussemburgo.
«Non credo che daremo alla Commissione europea carta bianca per negoziare con stati terzi», ha affermato davanti alla stampa il ministro lussemburghese del budget Luc Frieden dopo l'incontro a Bruxelles.
La chiara presa di posizione del Lussemburgo, dopo lunghe esitazioni, è assai significativa, perché un mandato di negoziazione con la Svizzera dovrebbe essere deciso dagli stati membri dell'UE all'unanimità.
Frieden ha ricordato che Lussemburgo, Austria e Svizzera sono pronti a regolare la loro collaborazione alla lotta contro l'evasione fiscale attraverso accordi sulla doppia imposizione. E questa è la via che si dovrebbe a suo avviso seguire.
Controversie anche nell'UE
Il Lussemburgo teme soprattutto gli effetti collaterali di un accordo con la Svizzera e altri piccoli stati terzi: se questi si dichiarassero d'accordo a fornire su richiesta informazioni relative a casi di evasione fiscale, Austria e Lussemburgo, membri dell'UE, dovrebbero compiere un passo ulteriore, vale a dire partecipare allo scambio automatico di dati sui clienti delle banche. È quanto prevede una clausola della direttiva UE sulla fiscalità del risparmio.
«Non siamo pronti a compiere questo passo», ha sottolineato Frieden. Finché la Commissione europea punterà a un accordo complessivo con la Svizzera per ottenere questo effetto secondario, «è per noi molto difficile accettare un mandato negoziale».
Il ministro delle finanze austriaco Josef Pröll ha scelto martedì una tattica dilatoria, chiedendo che anche la questione dei trust britannici e dei paradisi fiscali statunitensi come il Delaware venga risolta. La speranza della Commissione europea di ottenere un mandato negoziale già in giugno appare quindi piuttosto irrealistica.
A sorpresa, il ministro delle finanze ceco Miroslav Kalousek, si è scusato durante la riunione di Ecofin con Lussemburgo, Austria e Belgio per il fatto che al vertice del G20 a Londra sono stati inseriti nella lista grigia dei paradisi fiscali.
Pur trattandosi di un'osservazione personale del presidente uscente dell'Ecofin, è un segnale che la politica delle liste nere e grigie non piace a tutti neppure nell'Unione europea.
Simon Thönen, Bruxelles, swissinfo.ch
(traduzione dal tedesco: Andrea Tognina)
Giro di vite in Italia
Anche in Italia è in arrivo un giro di vite sull'evasione prodotta da chi porta i propri capitali in uno dei tanti paradisi fiscali. Tre le ipotesi principali su cui si sta già lavorando: l'inasprimento delle sanzioni, l'inversione dell'onere della prova, la messa a punto di una 'lista nera' italiana dei cosiddetti centri offshore.
Ad annunciare la stretta è stato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, a Bruxelles per la riunione dell'Ecofin. «Credo sia giunto il tempo che ogni Paese cominci a fare per conto suo», ha detto Tremonti, confermando che il governo italiano «sta ragionando e valutando» alcune misure.
Tremonti cita in particolare il piano anti-evasione appena presentato dall'amministrazione Obama: «Ha parti di grande interesse e su alcune di esse noi stiamo già lavorando». ll ministro parla anche dell'inversione dell'onere della prova: deve essere chi esporta capitali all'estero a dimostrare di non aver evaso il fisco.

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