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I popolari democratici plebiscitano l'ONU

Il presidente del PPD svizzero Philipp Stähelin ha sostenuto con veemenza l'adesione della Svizzera all'Onu nel corso dell'assemblea dei delgati del partito, svoltasi sabato a Baden.

Questo contenuto è stato pubblicato il 19 gennaio 2002

"La piena partecipazione alle Nazioni unite porta al paese più della via solitaria", ha detto il senatore turgoviese, seguito da 301 delegati con un solo voto contrario, quello di un delegato ticinese.

Il ministro degli esteri Joseph Deiss ha difeso l'ONU e ha assicurato che la Svizzera resterà neutra. Deiss ha fatto notare che altri paesi neutri, come l'Austria, la Svezia o la Finlandia sono neutri e membri dell'ONU. Il capo del dipartimento degli esteri ha anche precisato che "la Svizzera non dovrà fornire truppe all'ONU, né oggi né in futuro." La Svizzera ha definito la questione dell'impegno militare in occasione della votazione dello scorso 10 giugno e l'adesione all'ONU non cambierà nulla.

Costi minimi

Deiss ha anche stigmatizzato l'esagerazione dei costi che l'adesione procurerà: "aderire costerà più o meno come la costruzione di un chilometro di autostrada." I tempi sono maturi per aderire e per integrarsi nella comunità delle nazioni, ha aggiunto il ministro degli esteri.

«Gli obiettivi dell'Onu sono quelli della Svizzera», ha aggiunto. Non vi è «nessuna ragione di rimanerne fuori: men che meno per la neutralità». L'Onu «è una piattaforma universale per il nostro paese e per la sua immagine», ha sottolineato il presidente PPD. «Per questo le Nazioni unite rivestono anche una grande importanza per l'economia elvetica», ha affermato.

Sabato scorso, erano stati i liberali radicali a plebiscitare l'iniziativa popolare per la richiesta d'ammissione all'ONU, con 199 voti contro 5. I radicali avevano seguito l'invito del presidente della Confederazione Kaspar Villiger, secondo cui «i tempi sono maturi». Altri oratori avevano definito falsi gli argomenti degli oppositori secondo cui è in gioco la sovranità del paese: contro il terrorismo non è possibile essere neutrali, aveva sottolineato la consigliera agli Stati bernese Christine Beerli.

Il PPD raccomanda peraltro anche di bocciare il secondo argomento in votazione, ovvero l'iniziativa dei sindacati per ridurre a 36 ore la settimana lavorativa. Per il più piccolo dei quattro partiti di governo, essa minaccia l'impiego e le piccole e medie aziende. Inoltre, essa ridurrebbe la competitività dell'economia svizzera.

swissinfo e agenzie

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