Gli svizzeri, un popolo ottimista
Le svizzere e gli svizzeri guardano con ottimismo al futuro e si sentono più sicuri che mai. È quanto emerge dallo studio "Sicurezza 2007" del Politecnico federale di Zurigo.
Mentre la fiducia della popolazione nel governo e nel parlamento è aumentata, il sostegno all'esercito si è ridotto considerevolmente.
Dal sondaggio è emerso che gli Svizzeri si sentono sicuri. %. Il sentimento generale di sicurezza si assesta ad un livello elevato: 86% (-2%).
Complice il buon andamento economico, nel 2007 la valutazione concernente il futuro del paese è però ancora più rosea rispetto all'anno prima (79%), con un aumento del 9%.
«È normale che in anni di boom economico l'ottimismo aumenti, Succede ora com'è successo nel 2001», afferma Karl Haltiner, professore di sociologia militare al Politecnico federale di Zurigo e curatore dello studio. «In generale, essere ottimisti e sentirsi sicuri sono sentimenti connessi
Diminuiscono gli interrogati che pronosticano una situazione internazionale più cupa e più tesa (46%/-7%). Questo ottimismo si riflette nell'accresciuta fiducia accordata al governo, al parlamento e, soprattutto, all'economia.
Solo una minoranza ritiene che il rischio del terrorismo costituisca un pericolo per il paese. Ciononostante, buona parte delle persone interrogate è pronta a tollerare misure che limitino la libertà in questo settore.
Misure di sicurezza
Un'ampia maggioranza approva misure come i controlli supplementari dei bagagli negli aeroporti, il controllo del numero degli stranieri, la presenza accresciuta della polizia e la raccolta di dati concernenti persone sospette.
La proporzione degli interrogati «assolutamente d'accordo» e «piuttosto d'accordo» con queste misure varia tra il 76% e l'81%.
Le persone consultate sono invece più scettiche a proposito dell'allentamento del segreto bancario a fini investigativi (64%) e della videosorveglianza dei luoghi pubblici (62%). I ricercatori constatano invece una certa ambivalenza tra libertà e sicurezza.
Quando le persone interrogate sono invitate a pronunciarsi sull'importanza di questi valori al di fuori di qualsiasi contesto, la libertà (58%) ha il sopravvento sulla sicurezza (48%).
Lotta al terrorismo
Le cose cambiano quando si tratta di lotta al terrorismo. In questo caso, circa i due terzi degli interrogati accettano le restrizioni della libertà.
Secondo il 50%, la partecipazione a missioni militari all'estero fa aumentare il rischio di atti di terrorismo in Svizzera. Questo tasso è in aumento di 7 punti rispetto all'anno prima.
È invece in calo il sostegno all'idea secondo cui la Svizzera possa proteggersi meglio partecipando alla lotta contro il terrorismo internazionale (-7% al 56%). Gli interrogati sono favorevoli a un impegno attivo della Svizzera negli affari dell'ONU (+7% al 61%).
Come sempre, gli Svizzeri si ritrovano uniti dietro al principio della neutralità, sostenuto dal 92% del campione (+2%).
In calo il sostegno per l'esercito
Tra i 1200 interrogati, è invece in diminuzione il gradimento per l'esercito: dal 73% nell'autunno 2006 al 61% nel febbraio successivo. Questa valutazione scende addirittura dal 64% al 42% nella fascia d'età tra i 20 e 29 anni.
A tutto ciò si aggiunge il crescente scetticismo verso gli impegni militari all'estero (-5% al 78%). È in calo anche il gradimento per l'idea di armare i soldati per l'autodifesa (-9% al 38%), mentre crescono gli oppositori a qualsiasi impiego delle nostre truppe al di fuori dei confini (+5% al 22%).
Come nel 2005, il numero dei fautori di un esercito professionista (47%) supera quello favorevole alla milizia (44%). Il sostegno alla soppressione dell'obbligo generale di servire è aumentato del 7%, salendo al 48%. La scelta tra servizio militare e civile continua a godere di ampio consenso: 86
swissinfo e agenzie
In breve
Presentato dal professor Karl W. Haltiner, lo studio «Sicurezza 2007» è il nono pubblicato dal 1999 dall'Accademia militare e dal Centro di ricerca sulla politica di sicurezza del Politecnico federale di Zurigo.
Dal 15 gennaio al 10 febbraio sono state interrogate 1200 persone di tutte le regioni linguistiche del paese.

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