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Gli immigrati rallentano l'invecchiamento in Europa

Poche nascite e anziani sempre più in forma in Europa Keystone

La popolazione dell'Unione europea è lievemente aumentata nel 2000, grazie soprattutto all'immigrazione. La crescita è stata dello 0,31 per cento rispetto al 1999 nell'UE, dello 0,56 per cento in Svizzera.

Questo contenuto è stato pubblicato il 08 gennaio 2001 - 17:31

I dati sono stati diffusi lunedì dall'Eurostat, l'ufficio di statistica dei Quindici. Essi inglobano i 15 paesi dell'Ue, quelli dell'Associazione di libero scambio (AELS, di cui fa parte la Svizzera) e i 12 paesi candidati all'adesione. Secondo questi dati, il primo gennaio 2001 l'Ue contava 377 milioni e 600mila abitanti.

Sulla crescita nell'UE ha inciso per circa il 70 per cento l'immigrazione dai Paesi del Sud verso l'Europa, che ha portato nel corso dell'anno a vivere nel Vecchio Continente 816mila persone, un dato in crescita rispetto al recente passato, ma più basso del picco dei flussi migratori che si è avuto nel 1992 con un milione e 350mila abitanti in più.

Il dato sull'immigrazione riguarda in particolare Germania, Gran Bretagna e Italia, i paesi verso i quali sono diretti i due terzi degli stranieri ora abitanti nell'UE. È tuttavia il piccolo Lussemburgo a vantare il più alto tasso di immigrazione con l'11.4 per cento della popolazione, seguito dall'Irlanda con il 6.6 per cento. I dati più bassi sono invece per Finlandia (0.6 per cento), Francia (0.8 per cento) e Spagna (1 per cento). Senza il concorso dei nuovi immigrati, Germania, Grecia, Italia e Svezia avrebbero subito un calo della popolazione nel 2000.

La popolazione europea era di 295 milioni di persone nel 1950 ed ha raggiunto i 300 milioni nel 1953. Sono stati necessari poi 10, quindi 13 e 22 anni per ogni successivo aumento di 25 milioni di abitanti.

Nell'ultimo anno del secolo sono nati nei paesi dell'Ue 4 milioni e 50mila bambini con una crescita dell'1.3 per cento rispetto al 1999. È il dato più alto dal 1994, ma non rappresenta certo quello atteso per il baby-boom del millennio, visto che ad esempio a metà degli anni '60 le nascite superavano i 6 milioni.

La Svizzera ha conosciuto un'evoluzione simile a quella dei Quindici. La popolazione è aumentata di 40.200 persone, raggiungendo quota 7,16 milioni. L'aumento è dovuto a una crescita naturale (più 15.000 persone) e a un saldo migratorio positivo (più 25.000 persone). Da ciò non si deve dedurre che in Svizzera sono aumentate le nascite: si muore di meno. La Svizzera è addirittura il paese d'Europa occidentale dove le nascite sono maggiormente diminuite nel 2000: meno tre percento, davanti a Finlandia, Regno unito, Germania e Belgio. Tutti gli altri paesi hanno registrato un aumento, anche se non si può parlare di "baby boom del millennio".

Il paese UE dove si nasce di più resta l'Irlanda, con 14,6 nati vivi ogni mille abitanti, seguita da Francia (13,1), Lussemburgo e Olanda (13). In fondo alla classifica la Germania con 9,2 nascite su mille abitanti, preceduta di un'incollatura da Italia ed Austria con 9,7. Rispetto al '99, tuttavia, quasi tutti i Quindici registrano un aumento nelle nascite, con l'eccezione dei paesi citati sopra.

Resta invece stabile nell'UE il numero totale delle persone morte nel 2000 a circa 3,7 milioni. Una quota che praticamente non si è modificata dall'inizio degli anni '70. Il più alto tasso di mortalità si registra in Danimarca e Portogallo con 10,8 morti su mille abitanti nel 2000, seguiti dalla Svezia con 10,6. I dati più bassi sono per Irlanda con 8 su mille, Lussemburgo e Olanda.

Diversi paesi dell'est europeo hanno registrato un calo della popolazione, l'anno scorso. La Bulgaria ha perso lo 0,76 percento della sua popolazione, la Lettonia lo 0,58 percento, l'Estonia lo 0,45 percento. Nella maggior parte dei paesi dell'est, il rapporto fra le nascite e i decessi e il saldo migratorio sono negativi.

swissinfo e agenzie

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