Gli ebrei svizzeri criticano Micheline Calmy-Rey
La Federazione svizzera delle comunità israelitiche deplora l'«atteggiamento non equilibrato» della ministra durante il suo viaggio in Medio Oriente.
Il Dipartimento federale degli affari esteri respinge però le accuse e osserva che la Svizzera ha una posizione ufficiale molto chiara.
Il viaggio in Medio Oriente compiuto la settimana scorsa dalla ministra degli esteri svizzera Micheline Calmy-Rey, già valutato in termini negativi da alcuni organi di stampa, è di nuovo oggetto di critiche.
Secondo la Federazione svizzera delle comunità israelitiche (FSCI), durante la visita Micheline Calmy-Rey non ha mantenuto un atteggiamento equilibrato e non ha avuto «comprensione per i problemi di sicurezza» israeliani.
Simmetria, ma non equilibrio
Questa mancanza di equilibrio si sarebbe manifestata «fra l'altro nei riferimenti sistematici alla Palestina per designare i territori autonomi», come pure «nell'assimilazione simbolica, in occasione della deposizione di una corona di fiori, fra la tomba di Yasser Arafat e il memoriale Yad Vashem per la Shoah», afferma la FSCI in un comunicato pubblicato lunedì.
L'organizzazione indica inoltre che una «politica più equilibrata avrebbe permesso alla Svizzera di giocare nel processo di pace un ruolo più conforme alla sua tradizione». D'altro canto la FSCI si dice soddisfatta dei segnali di pace che provengono attualmente dal Medio Oriente.
Durante il suo viaggio in Medio Oriente, conclusosi martedì 8 febbraio, Micheline Calmy-Rey ha visitato dapprima i Territori palestinesi e quindi Israele. Il programma era stato concepito in modo simmetrico, al fine di mettere in luce l'atteggiamento neutrale della Svizzera nel conflitto medio-orientale.
La reazione del Dipartimento federale degli affari esteri
Reagendo al comunicato della FSCI, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha ribadito che la Svizzera ha più volte riconosciuto il diritto di Israele a difendere i suoi cittadini, nel quadro della Convenzione di Ginevra.
«La Svizzera ha sempre condannato gli attentati contro Israele», ha ricordato a swissinfo una portavoce del DFAE.
Quanto alla visita alla tomba di Arafat, il DFAE osserva che anche altri rappresentanti di Stati stranieri hanno reso omaggio al leader palestinese recentemente scomparso. «Ma per noi è chiaro che non c'è nessuna relazione tra la tomba di Arafat e il memoriale dedicato alle vittime dell'Olocausto».
Incomprensioni
Le relazioni tra Svizzera e Israele sembrano comunque destinate a rimanere tese. In particolare l'atteggiamento critico nei confronti di Israele da parte «dei parlamenti regionali e dei media» ha suscitato i malumori del ministero degli esteri di Gerusalemme.
Anche l'ambasciatore israeliano a Berna Aviv Shiron ha parlato, in un'intervista concessa domenica al settimanale SonntagsBlick, di «un'atmosfera complessiva, che potrebbe sicuramente essere migliore» nei rapporti tra i due paesi.
Shiron ha ricordato tra l'altro che quello svizzero «è l'unico governo che durante l'intifada ha ridotto le relazioni con Israele sul piano degli armamenti e della sicurezza».
L'ambasciatore israeliano, il quale ritiene che molte difficoltà attuali siano dovute ad un'insufficiente conoscenza della realtà medio-orientale, ha tuttavia affermato che «in una simile situazione la visita di una ministra degli esteri può sicuramente essere positiva».
swissinfo e agenzie
In breve
La ministra degli esteri svizzera Micheline Calmy-Rey ha compiuto dal 3 all'8 febbraio una visita nei Territori palestinesi e in Israele per discutere degli sviluppi nella regione e per verificare la situazione in cui si trovano le popolazioni coinvolte dal conflitto.
La consigliera federale si è incontrata tra l'altro con il neoeletto presidente palestinese Mahmoud Abbas e il primo ministro Ahmed Qurei.
Micheline Calmy-Rey è stata inoltre ricevuta dai due vice primi ministri israeliani Shimon Peres e Ehud Olmert. Nessun incontro è stato invece possibile con il premier Ariel Sharon.

In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Partecipa alla discussione!