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Gli accordi di Schengen e Dublino interessano la Svizzera

Per il Consiglio federale, l'adesione all'UE rappresenta un obbiettivo a medio termine Keystone

Mentre i quindici proseguono nella ratifica dei bilaterali approvati dal popolo nel 2000, Svizzera ed UE preparano nuove discussioni in vista di eventuali ulteriori accordi. Il 19 gennaio si terrà a Bruxelles un primo incontro tra le due delegazioni.

Questo contenuto è stato pubblicato il 12 gennaio 2001 minuti

Processo d'avvicinamento all'Europa: allacciatevi le cinture, si riparte! La prima ondata negoziale tra la Confederazione e Bruxelles si concluse con il pacchetto di sette trattati bilaterali che, ricordiamo, riguardavano la libera circolazione delle persone, i trasporti terrestri, una parte dei prodotti agricoli, la ricerca scientifica, i mercati pubblici, i trasporti aerei e gli ostacoli tecnici al commercio. In quell'occasione la delegazione svizzera riuscì ad ottenere degli accordi piuttosto favorevoli. Un negoziato riuscito e premiato dal 67.2 per cento dei votanti elvetici che, il 21 maggio 2000, l'approvarono in votazione popolare. Un risultato che sorprese per la sua ampiezza.

In ottica europea Livio Zanolari, portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri, indica come "Austria e Danimarca hanno già ratificato gli accordi, Italia, Inghilterra e Spagna hanno già concluso le procedure e stanno per ratificarli; molti altri paesi sono a buon punto. Il termine del 1. luglio 2001 per la loro entrata in vigore resta dunque valido".

Ora si ricomincia a discutere di nuove intese con l'Europa. Il 19 gennaio è infatti previsto un incontro preliminare tra la delegazione europea e quella svizzera, condotta dal segretario di Stato Franz von Däniken. Di cosa si parlerà a Bruxelles? Contattato da swissinfo, l'ambasciatore Dante Martinelli, capo della Missione svizzera presso le istituzioni europee a Bruxelles, sottolinea come, in occasione della riunione, le priorità saranno due: da una parte identificare i temi che potranno essere oggetto di future discussioni e dall'altra definire un metodo di lavoro che garantisca un approccio globale ed equilibrato ai possibili negoziati. Non è invece prevista l'elaborazione di nessun tipo d'agenda dei lavori. "E' ancora troppo presto" rileva l'ambasciatore Dante Martinelli.

Le finalità dei negozianti sembrano però piuttosto chiare. A differenza degli accordi bilaterali già firmati, che interessavano principalmente la Svizzera, sembra ora che anche l'Unione Europea abbia delle richieste precise e piuttosto pressanti da sottoporre alla delegazione elvetica. In questo senso i rapporti di forza sembrano oggi molto più equilibrati. Nessuno sembra impugnare il coltello dalla parte del manico: ognuno desidera dei negoziati e necessita degli accordi conseguenti.


Quali sono gli obiettivi della diplomazia elvetica?

La Svizzera auspica che i dibattiti portino ad una cooperazione europea in materia d'immigrazione e d'asilo. A livello comunitario tali questioni sono regolate da due trattati: l'accordo di Schengen e l'accordo di Dublino. Il primo garantisce, smantellando le dogane tra gli Stati membri, la libertà di movimento dei cittadini all'interno della zona UE e definisce i criteri d'immigrazione dall'esterno dell'Unione. Il trattato di Schengen garantisce, inoltre e soprattutto, un sistema d'informazioni molto dettagliato al quale la Confederazione vorrebbe poter accedere per lottare efficacemente contro l'immigrazione clandestina e la criminalità organizzata. Il secondo invece coordina le politiche degli Stati membri nel settore dell'asilo, applicando, tra le altre disposizioni, il principio "della prima richiesta": un richiedente d'asilo che depone una domanda presso un qualsiasi paese dei quindici, nel caso di un rifiuto, non ha più diritto di iniziare una nuova procedura in un altro paese della comunità.

Non essendo un membro dell'Unione, la Svizzera è attualmente esclusa da questi accordi e si trova quindi piuttosto a disagio nel combattere, sola, problemi di ordine pubblico che necessitano di una cooperazione a livello continentale. L'obiettivo elvetico di questi nuovi negoziati sarà dunque quello di accedere agli accordi di Schengen e di Dublino.


Le aspettative dell'Unione europea

Bruxelles chiederà di trattare su aspetti concernenti la collaborazione giuridica e la fiscalità. L'Unione vuole ridurre le differenze legislative con la Svizzera nell'ambito del contrabbando e della criminalità organizzata. Tali differenze, secondo l'UE, favoriscono lo sfruttamento della Confederazione come piattaforma girevole per traffici poco leciti da parte di malintenzionati, traffici che in seguito si ripercuotono anche sulla zona comunitaria. Su questo tema, non dovrebbero esserci molti problemi nel trovare un accordo. In effetti, il Consiglio federale ha già affermato che "sul territorio svizzero non si vuole offrire nessuna protezione ad attività delittuose".

La seconda richiesta europea è più delicata. Bruxelles vorrebbe raggiungere un accordo per un'imposizione transfrontaliera degli interessi dei risparmi, sul modello di quello che l'UE era riuscita a fare al suo interno, convincendo, dopo le reticenze iniziali, anche Austria e Lussemburgo. La comunità internazionale non sembra più disposta ad accettare che i propri cittadini piazzino i loro risparmi all'estero per sottrarli al fisco, ciò che provoca loro ingenti riduzioni dei gettiti fiscali. La pressione sulla piazza bancaria elvetica, e sul suo mitico segreto bancario, non potrà dunque che aumentare nel corso di queste trattative.

La posizione ufficiale di Berna indica che "il segreto bancario non è negoziabile". Anche l'ambasciatore Dante Martinelli ritiene che il segreto bancario non entrerà in discussione. Conscio dell'importanza della questione sollevata dall'UE, il capo della Missione svizzera a Bruxelles ricorda lo studio in atto per "applicare un'imposta preventiva tipo quella già esistente in Svizzera, ma adattata alla problematica dei non residenti comunitari". Con l'applicazione di una tale imposta, i residenti nei paesi dell'UE che non dichiareranno i loro depositi in Svizzera, si vedranno trattenuta una percentuale sui redditi dei loro capitali depositati nella Confederazione. Questi importi verranno, in seguito, girati a Bruxelles.


I "left overs"

Le due parti hanno inoltre intenzione di concludere degli accordi in merito a tutti i temi che erano rimasti a margine dei trattati bilaterali. Si tratta di una paletta di questioni molto ampia che raggruppa i prodotti agricoli trasformati, le prestazioni di servizio, le pensioni ed i programmi europei concernenti l'ambiente, i media, i giovani, la formazione e le statistiche. "Questi temi provengono da dichiarazioni congiunte annesse agli accordi bilaterali già firmati, sui quali ci si è impegnati a riaprire rapidamente delle discussioni", sostiene Dante Martinelli. Non dovrebbero dunque esserci particolari problemi in questo ambito.

Da notare infine come gli eventuali futuri accordi non faranno parte di un pacchetto simile a quello votato nel 2000, ma verranno negoziati singolarmente, tenendo però in considerazione la necessità di un qual certo equilibrio nelle discussioni e nei conseguenti risultati.

Marzio Pescia






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