Ginevra «porta della speranza» durante Seconda guerra mondiale
Durante la Seconda guerra mondiale Ginevra è stata una sorta di «porta della speranza» per chi cercava rifugio in Svizzera. Lo rivela un rapporto presentato giovedì a Ginevra dal professor Mauro Cerutti, storico all'Università della città di Calvino.
Da Ginevra è passata la maggior parte dei profughi dei quali si conservano ancora schede e documentazione. Documenti visionati con carattere scientifico dagli storici che stanno passando al vaglio le carte in possesso dell'Archivio di Stato cantonale ginevrino.
I documenti sono rappresentati da 20mila dossier di cui finora è stato esaminato soltanto il 10 percento. Lo spoglio degli incarti ha già fatto emergere elementi significativi, ha detto il consigliere di Stato Robert Cramer.
Il comportamento di quanti avevano il compito di sorvegliare la frontiera non fu unanime. Ci furono casi di maggiore e minore coraggio. «Non tutti sono stati degli eroi, ma neppure dei vigliacchi», ha aggiunto il consigliere di Stato ginevrino, ricordando che le autorità cantonali, in quel periodo, godevano di un certo margine di manovra, usato a discrezione.
Il lavoro degli storici ha fin qui richiesto tre anni e quel che rimane da fare è considerevole. Gli archivi ginevrini possiedono 19.376 dossier di persone fermate tra l'agosto 1942 e la fine della guerra nel 1945. Si può affermare che circa l'8 percento degli Ebrei passati da Ginevra, pari a 800 persone, vennero respinti.
swissinfo e agenzie

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