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Franco: troppi muscoli?

Secondo Jean-Pierre Roth, un allentamento della politica monetaria per indebolire il corso del franco non avrebbe effetti positivi a lungo termine Keystone

Le preoccupazioni degli esportatori elvetici per la forza del franco non lasciano indifferente la Banca nazionale svizzera (BNS).

Questo contenuto è stato pubblicato il 26 aprile 2002 minuti

Secondo Jean-Pierre Roth, presidente della direzione generale dell'istituto di emissione, sarebbe tuttavia illusorio credere che un indebolimento del franco possa risolvere tutti i problemi.

Circolo vizioso

Rivolgendosi all'assemblea degli azionisti, riunita venerdì a Berna, Roth ha sottolineato che una strategia volta a indebolire la valuta del paese implicherebbe un allentamento della politica monetaria tale da essere incompatibile con l'obiettivo della stabilità dei prezzi.

Una simile strategia condurrebbe a un aumento dei prezzi e dei tassi di interesse. Il vantaggio temporaneo per l'industria d'esportazione sarebbe relativizzato in breve tempo o perfino annullato, ha avvertito Roth. Il vantaggio concorrenziale a breve scadenza verrebbe gradualmente soppresso dall'evoluzione dei costi.

Chi vede nel corso del franco un ostacolo alla competitività internazionale del paese, chiude gli occhi davanti ai fatti, ha proseguito Roth. La Svizzera ha fama di essere un paese caro. Per i beni di esportazione, che trovano un mercato grazie all'alto livello tecnologico e alla loro qualità, tale immagine non è giustificata.

Liberalizzare il mercato interno

La Svizzera è cara per quanto riguarda i prodotti diretti al mercato interno. Gli sforzi intrapresi dalla Confederazione per liberalizzare ulteriormente il mercato interno e promuovere la concorrenza devono essere portati avanti con perseveranza.

L'agganciamento del franco all'euro non rappresenta un mezzo per assicurare la competitività dell'industria d'esportazione. Secondo Roth, più che altro porterebbe a un rialzo dei tassi di interesse. Ciò pregiudicherebbe il doppio vantaggio della Svizzera, ossia prezzi stabili e bassi saggi d'interesse, senza contropartite rilevanti.

Crescita in vista?

Secondo il presidente della direzione generale, i segnali di una ripresa congiunturale si stanno moltiplicando. Le prospettive continuano a migliorare. Se non giungeranno turbolenze monetarie inattese, la crescita dell'economia elvetica verso fine anno dovrebbe avvicinarsi al suo potenziale di crescita, stimato dagli economisti al due per cento circa.

Grazie alle profonde ristrutturazioni economiche attuate negli anni '90, la Svizzera si trova in una buona posizione per approfittare del rilancio della congiuntura. Roth prevede un'accelerazione della crescita nei prossimi mesi.

swissinfo e agenzie

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