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Esperti internazionali per enigmi elvetici

Thomas Müller, l'esperto austriaco in psicologia criminale che dall'inizio della settimana collabora con la polizia bernese Keystone

Confrontate ad indagini complicate, le autorità di polizia svizzere tendono a rivolgersi all'estero ad esperti in psicologia criminale. Perché? Qual è il loro ruolo?

Questo contenuto è stato pubblicato il 08 agosto 2002

Un paio di casi d'attualità di cui si parla molto. Thomas Müller, uno psicologo criminale austriaco, sta collaborando con la polizia cantonale di Berna alla ricerca dell'uomo che lo scorso 1. agosto ha accoltellato 2 donne nella periferia della capitale, uccidendone una.

Da parte sua Carine Hutsebaut, la specialista belga che aveva tracciato il profilo psicologico del serial killer Marc Dutroux (da qui il termine "profiler"), era stata invitata nel febbraio 2002 ad indagare sul caso del ragazzino aggredito e gravemente ferito a Veysonnaz, in Vallese.

In entrambi gli esempi, tutt'ora insoluti, le autorità auspicano che gli esperti riescano, più che a risolvere l'enigma, a sviluppare nuove prospettive d'indagine. "In effetti, anche la psicologia criminale è una via da percorrere alla ricerca dell'omicida", dice a swissinfo Jürg Mosimann, portavoce della polizia cantonale bernese.

Oltre confine

Ma perché la polizia svizzera chiede aiuto ad esperti provenienti da altri Stati? "Non è un problema di formazione: le scuole esistono anche da noi. Ma non si diventa un vero esperto di psicologia criminale tra i banchi di scuola", rileva una criminologa elvetica.

In sostanza per sviluppare l'esperienza necessaria a questo tipo d'attività, la conoscenza di molti dossier e l'immersione costante in una dinamica realtà criminale sono fondamentali. E in Svizzera le condizioni non sono così "favorevoli" come altrove: la criminalità è limitata, i serial killer praticamente inesistenti. Per fortuna, aggiungiamo noi! Ed allora ecco che si ricorre agli stranieri.

"La collaborazione funziona comunque molto bene", afferma Pierre-Martin Moulin, portavoce della polizia cantonale vallesana. "Ovviamente siamo fieri se riusciamo a risolvere un caso da soli, ma i contributi di questi esperti sono sempre i benvenuti, soprattutto se permettono di far avanzare l'inchiesta".

Davvero efficaci?

"Thomas Müller è uno studioso riconosciuto internazionalmente", sottolinea Jürg Mosimann. "Il suo apporto, combinato a tutti gli altri sforzi che stiamo compiendo, si rivelerà sicuramente importante".

Nella speranza che sia davvero così, c'è comunque chi si dimostra piuttosto scettico sull'efficacia di questi superpoliziotti, presentati in pompa magna alla stampa e all'opinione pubblica.

"Spesso quando la polizia consulta un vero profiler nessuno ne è al corrente: non lo si dice, non lo si pubblica", rivela a swissinfo un'esperta che preferisce rimanere anonima. "Le autorità devono poter lavorare tranquillamente. I media dovrebbero accontentarsi di alcune informazioni, quelle ad esempio che possono favorire la cattura del criminale. Il resto conta poco: per questo ritengo un falso obiettivo concentrare l'attenzione su questi personaggi. ".

Clima di paura

Intanto nella capitale federale, dopo le aggressioni della scorsa settimana, il clima permane piuttosto teso. Sono ancora numerose le donne spaventate, soprattutto nella regione ad ovest della città, dove sono avvenuti i due accoltellamenti.

"Al momento circa 50 persone stanno indagando sul caso", precisa Jürg Mosimann. "Abbiamo inoltre notevolmente rinforzato la nostra presenza nelle strade cittadine. Se poi qualcuno dovesse sentirsi sollevato dalla collaborazione dello psicologo criminale austriaco, beh, meglio così", conclude il rappresentante della polizia.

Marzio Pescia

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