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Ernst Beyeler contro l'Italia

Il gallerista basilese Ernst Beyeler Keystone Archive

Martedì l'epilogo davanti alla Corte europea dei diritti dell'Uomo della disputa tra il gallerista e lo stato italiano su di un famoso dipinto di Van Gogh.

Questo contenuto è stato pubblicato il 27 maggio 2002

I giudici europei devono decidere l'ammontare dell'indennizzo che l'Italia dovrà versare al gallerista basilese Ernst Beyeler per aver esercitato, nel 1988, il diritto di prelazione "ad un prezzo ridicolmente basso" sul famoso quadro di Van Gogh "Il giardiniere".

La Corte aveva già ritenuto che l'Italia avesse violato il diritto di proprietà del gallerista basilese. Quest'ultimo chiede ora un milione di dollari per il solo danno morale.

Trattato come un delinquente

Ernst Beyeler ritiene che la sua reputazione di collezionista d'arte abbia subito un forte pregiudizio, per il trattamento da "delinquente" subito da parte delle autorità italiane.

Fatto particolarmente grave, in quanto nel mondo del commercio internazionale d'arte i rapporti di fiducia e di reciproca stima sono molto importanti. Ernst Beyeler chiede un giusto indennizzo per il danno materiale subito: la restituzione del quadro o, altrimenti, il rimborso del prezzo sul mercato nel 1988.

Il "Giardiniere" era stato acquistato nel 1977 da Ernst Beyeler tramite un intermediario, un commerciante d'arte romano per circa 600 milioni di lire. L'identità del vero acquirente non era stata rivelata fino al 1983.

Nel 1988, nel momento in cui Beyeler concludeva la vendita del quadro alla fondazione Guggenheim di Venezia per 8,5 milioni di dollari, lo Stato italiano aveva contestato il titolo di proprietà del gallerista. Aveva inoltre esercitato un diritto di prelazione rimborsando a Beyeler solo il prezzo pagato per il quadro nel 1977.

Atteggiamento ambiguo del ministero italiano

Nel suo giudizio del 2000, la Corte europea non contestava né il diritto dello stato italiano di esercitare la prelazione sulle opere d'arte, né l'interesse dello Stato ad essere informato dell'identità finale di un acquirente, nel caso della vendita per intermediario.

La Corte ha semmai sottolineato l'atteggiamento ambiguo del ministero italiano della cultura. Questi conosceva, già dal 1983 l'identità del proprietario, ma non ne aveva contestato la proprietà che nel 1988. Questa situazione, secondo la corte, ha permesso alle autorità italiane di acquistare il quadro ad un prezzo molto inferiore a quello di mercato.


swissinfo e agenzie

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