Envisat: una tac per il pianeta
L'Agenzia spaziale europea (ESA)ha messo in orbita Envisat, gigante tra i satelliti. Scopo? Tenere sotto stretta sorveglianza i cambiamenti climatici. Anche la Svizzera ha fatto la sua parte.
Il buco nell'ozono si amplia? Qual è la concentrazione di gas ad effetto serra nell'atmosfera? In che stato si trovano le correnti di El Niño? E le foreste tropicali? E i ghiacci ai poli? Envisat risponderà in modo preciso e continuo a domande fondamentali sullo stato di salute del pianeta.
Su scala più ridotta, Envisat potrà produrre cartine dettagliate in caso di inondazioni, terremoti, incendi o maree nere. Oppure stabilire delle previsioni sui raccolti mondiali di riso. O ancora tracciare rotte marittime ottimizzate in funzione della direzione e della forza delle onde.
Ah, a proposito: Envisat sta per ENVIronmental SATellite. "Il più performante, il più complesso, il più speciale di tutti quelli che abbiamo mai lanciato" precisa, non senza orgoglio, Franco Bonacina, capo dell'informazione all'ESA.
Kourou, 1 marzo, 2.07 del mattino
Il lancio è avvenuto tramite un razzo Ariane-5, nelle prime ore del mattino di venerdì 1. marzo, a Kourou, nella Guyana francese. L'orbita di rotazione attorno alla terra si situa a circa 800 chilometri di altezza.
Le dimensioni di Envisat sono praticamente doppie rispetto ai satelliti usuali: 8 tonnellate di peso, 25 metri di ampiezza, per 10 di altezza e 7 di profondità. "Sostanzialmente le dimensioni di un camion senza rimorchio", precisa Franco Bonacina.
Come mai questa differenza di stazza? "Envisat è un complesso insieme di strumenti che necessitano ognuno del proprio spazio. Inoltre i radar e i pannelli solari necessari al funzionamento hanno pure grandi dimensioni: pensi soltanto ai pannelli per convertire l'energia solare in elettricità" sottolinea il portavoce dell'ESA.
Alta tecnologia, alti costi
Secondo Franco Bonacina, l'evento è di quelli importanti. "Sostanzialmente, Envisat è in grado di analizzare la terra partendo dall'atmosfera fino al profondo dei mari. E' un po' come fare un costante esame tac al pianeta" Il tutto grazie a 10 strumenti installati sul satellite, ognuno dei quali raccoglierà dati diversi che potranno poi essere riuniti per trarre conclusioni oggi scientificamente irraggiungibili.
Quali sono questi strumenti? Ad esempio un radar avanzato d'apertura sintetica che, realizzando una mappa morfologica della terra, ricostruisce il profilo delle onde, dei ghiacci e rileva la copertura vegetale del suolo. Oppure lo spettrometro ad immagine ad alta risoluzione che, tra l'altro, permette di stabilire una variabile determinante nei processi biologici: la quantità di plancton nell'acqua. O il Gomos, sistema di monitoraggio che misura gli strati d'ozono nell'atmosfera. O ancora il Mipas, capace di misurare simultaneamente 20 agenti inquinanti.
L'ESA lavora a questo progetto da circa una decina d'anni e il tutto è costato più di 3 miliardi di franchi. "Può sembrare un'enormità, ma l'importo è paragonabile ad una tazzina di caffè all'anno per ogni cittadino europeo" relativizza Franco Bonacina.
Un "gigante" anche svizzero
"La Svizzera ha fatto la sua parte sia dal punto di vista tecnico che da quello finanziario", ricorda Pascal Vinard dello Swiss Space Office (SSO). "Oltre ai numerosi scienziati svizzeri co-ideatori del progetto, ben 86 imprese elvetiche, sparse in 17 cantoni sono state implicate nella realizzazione delle componenti del satellite. Secondariamente, come membri dell'ESA partecipiamo al finanziamento dei suoi progetti secondo la nostra aliquota nazionale, all'incirca il 4%".
I risultati che si otterranno grazie al nuovo satellite interessano parecchio anche in Svizzera. Pascal Vinard: "Oltre alla comunità scientifica, sono molte le società che potranno trarne vantaggio e che hanno già espresso il loro interesse: penso ad esempio alle assicurazioni che analizzano i rischi dovuti alle catastrofi naturali o a tutte quelle piccole aziende che gravitano attorno all'ambiente scientifico".
Marzio Pescia

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