Per i migranti non è facile lavorare in Svizzera
La Svizzera è un tipico paese d’immigrazione. I migranti non vengono però sempre accolti a braccia aperte e spesso faticano a trovare un impiego. Il Convegno annuale della Commissione federale della migrazione ha messo l’accento sul tema del lavoro in una società pluralista, dando la parola ad alcuni stranieri che sono riusciti ad avere successo in ambito professionale.
Per soddisfare le esigenze dell’industria, della ricerca, dell’agricoltura e dell’edilizia, la Svizzera fa ricorso da decenni ai lavoratori stranieri. Tra questi ci sono anche migranti che cercano asilo nella Confederazione poiché perseguitati nel loro paese di origine.
A causa dei conflitti armati e del cambiamento climatico, il flusso migratorio verso l’Europa e la Svizzera è destinato ad aumentare. Attualmente, quasi il 25% delle persone che risiedono nella Confederazione non possiede il passaporto elvetico.
La cosiddetta quarta rivoluzione industriale pone poi la società di fronte a nuove sfide: i ricercatori ritengono che in futuro numerosi posti di lavoro - tra il 9 e il 47% a seconda degli studi - verranno occupati da robot.
A essere maggiormente minacciate sono le attività manuali o cognitive di routine, ad esempio nelle fabbriche o nell’amministrazione.
I più colpiti da questa riduzione degli impieghi saranno verosimilmente i migranti, in quanto sono spesso attivi in settori a bassa retribuzione.
Questa problematica è stata al centro del convegno annuale della Commissione federale della migrazione (CFMLink esterno), che ha affrontato l’interrogativo di come offrire maggiori possibilità lavorative ai migranti.
Assimilazione, una buona o una cattiva cosa?
La conoscenza della lingua e la rete sociale sono importanti, ha detto Maike Burda del Centro di ricerca di scienze sociali di Berlino. L’assimilazione e i contatti sociali accrescono le opportunità sul mercato del lavoro, mentre i tradizionali stereotipi di genere hanno piuttosto l’effetto contrario.
I fattori socioculturali svolgono in generale un grande ruolo, sostiene Maike Burda. «Per i migranti musulmani in Europa, la situazione è particolarmente difficile».
Kijan Espahangizi del Centro “Storia del sapere” del Politecnico e dell’Università di Zurigo è invece dell’idea che l’assimilazione sia una pretesa impossibile da soddisfare. Malgrado oggi si parli di integrazione piuttosto che di assimilazione, ci si aspetta sempre che l’immigrato si adatti al gruppo maggioritario della società.
«Ma chi è questo gruppo maggioritario?», s’interroga Kijan Espahangizi. «Le maggioranze si stanno dissolvendo, sempre che siano davvero esistite». Fino a quando non si rimetterà in discussione il sistema di assimilazione, sottolinea, non si potrà raggiungere alcuna integrazione nel mercato del lavoro.
Migranti, una risorsa da utilizzare
Relatori e pubblico si sono detti d’accordo su un punto: ci vuole un nuovo modo di pensare. I migranti sono una risorsa importante per la Svizzera e il timore che possano rubare il posto agli svizzeri è ingiustificato.
Il convegno della CFM è giunto alla conclusione che bisogna sfruttare il potenziale dei migranti, invece di considerarli un problema.
In quest’ottica, alcuni migranti invitati alla giornata hanno raccontato come sono riusciti a stabilirsi con successo in Svizzera, illustrando le difficoltà che hanno dovuto superare (vedi storie allegate).
Vi è già capitato di vivere e lavorare in un paese diverso da quello in cui siete nati? Raccontateci la vostra esperienza inviandoci un commento.

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