Più posti che apprendisti
Per la prima volta dall'introduzione delle statistiche sui posti di tirocinio, l'offerta è più alta della domanda, ma non nella Svizzera francese. In difficoltà le aziende che cercano profili particolari. Chi va male a scuola continua a non trovare un posto.
Dieci anni fa, in Svizzera i posti d'apprendistato erano troppo pochi. «La situazione è notevolmente migliorata», ha dichiarato durante una conferenza stampa Bernard Pulver, direttore del dipartimento della formazione del cantone di Berna.
Stando al barometro dei posti di tirocinio pubblicato dall'Ufficio federale della formazione professionale e della tecnologia (UFFT), in aprile le aziende svizzere erano alla ricerca di 81'000 apprendisti, circa 5'000 in più rispetto allo stesso periodo del 2010. Molte di loro faranno fatica a trovare qualcuno da formare, visto che sul mercato si affacciano solo 77'000 giovani.
«Otto anni fa dovevamo lavorare per convincere le aziende a formare dei giovani. Ora la situazione si è capovolta e questo ci preoccupa molto», afferma la direttrice dell'UFTT Ursula Renold. In futuro – teme la Renold – sarà sempre più difficile trovare dei giovani per dei posti di tirocinio particolari. In cima alla lista dei desideri di chi, al termine dell'obbligo scolastico, si orienta verso una formazione professionale ci sono i posti di tirocinio nei rami dei servizi, della vendita e della stampa, design e arti. Richiesti anche i posti nel settore sanitario e sociale.
Pochi tirocinanti nelle professioni tecniche
Per quanto riguarda le professioni tecniche, l'offerta di posti è superiore alla richiesta. La situazione è particolarmente critica laddove la professione richiede particolari attitudini e una buona preparazione. «Le aziende fanno fatica a trovare dei giovani preparati, in grado di occupare i posti di tirocinio che offrono», afferma Bernard Pulver.
Anche lo sviluppo demografico ha un ruolo importante: i posti di tirocinio aumentano, ma i giovani diminuiscono. Negli anni a cavallo del secolo, il numero di nascite è calato. «Siamo stati raggiunti in pieno da questa fase discendente», spiega Hans-Ulrich Bigler, direttore dell'Unione svizzera delle arti e mestieri (Usam). «Stando alle statistiche, nel 2017 le classi dell'ultimo anno scolastico avranno l'11% di allievi in meno. Il numero di quelli che si orienteranno verso una formazione professionale scenderà del 16%».
Numerus clausus per la maturità
Per Bigler, questa situazione potrebbe sfociare in una «lotta alle teste migliori». La sua proposta è quella di bloccare la quota dei maturandi al 24%. «Non ha senso lasciare che i giovani intraprendano un percorso accademico per questioni di prestigio o altro e che si ritrovino poi diplomati in campi in cui non c'è lavoro».
Le piccole e medie imprese hanno bisogno di persone con una formazione pratica anche nei quadri, persone che hanno conseguito un attestato professionale e hanno poi continuato gli studi (maturità professionale e scuole universitarie professionali).
Posti di tirocinio insufficienti nella Svizzera francese
Nella Svizzera francese la situazione è diversa. Il numero di ragazzi che al termine dell'obbligo scolastico sceglie una formazione duale – tirocinio in azienda accompagnato da corsi alla scuola professionale – è più basso che nella Svizzera tedesca. Ciò è legato al fatto che nella Svizzera francese sono presenti più scuole postobbligatorie a tempo pieno che posti di apprendistato nelle aziende.
«Questa situazione deve assolutamente cambiare», ritiene il consigliere di Stato Philippe Gnaegi, capo dell'Ufficio per l'educazione, la cultura e la formazione del canton Neuchâtel. «I cantoni devono promuovere maggiormente il sistema di formazione professionale duale».
Neuchâtel ha deciso di dare l'esempio, introducendo una quota per le aziende cantonali e per quelle sovvenzionate, nelle quali gli apprendisti devono rappresentare il 4% del personale. In questo modo, il cantone spera di portare il numero di posti di tirocinio da 900 (quelli registrati nel 2006) a 1500 (entro il 2016). «Sono soprattutto le aziende attive nel settore sanitario a dover aprire le loro porte agli apprendisti», aggiunge Gnaegi.
Allievi deboli in difficoltà
Nonostante l'aumento dei posti di tirocinio, l'integrazione nel mondo del lavoro resta molto difficile per chi ha difficoltà scolastiche. In tutta la Svizzera, gli allievi considerati deboli fanno fatica a trovare un posto di tirocinio e quando lo trovano spesso gettano la spugna prima di aver portato a termine la formazione. Per Bernard Pulver è necessario «ampliare l'offerta rivolta a giovani con difficoltà d'apprendimento, deficit sociali o problemi legati al loro statuto di migranti».
La sfida è quella di non abbandonare questi giovani sul «binario della disoccupazione», ma di «accompagnarli il più a lungo possibile attraverso offerte di formazione».
Società parallela
Otto Ineichen, consigliere nazionale e presidente della fondazione Speranza, che s'impegna per l'integrazione nel mondo del lavoro di giovani provenienti da situazioni difficili, fa notare che è in aumento il numero di chi al termine dell'obbligo scolastico si annuncia «direttamente alla cassa di disoccupazione» per poi passare, una volta esaurite le indennità di disoccupazione, «all'assistenza sociale».
Ineichen stima che siano 25'000 i giovani tra i 18 e i 25 anni a carico del sistema sociale. «Si tratta soprattutto di richiedenti l'asilo riconosciuti, una società parallela in crescita», afferma l'imprenditore. E ammonisce: è una bomba sociale.
La direttrice dell'UFFT non contesta il numero di 25'000 persone aventi esaurito il diritto all'indennità di disoccupazione, ma nemmeno lo conferma. Fare un conteggio nazionale delle persone che non hanno più diritto alle indennità di disoccupazione «è piuttosto difficile», spiega Ursula Renold. «Non ci sono statistiche ufficiali, perché l'assistenza sociale è di competenza dei comuni».
Sistema duale
La Svizzera ha un sistema di formazione professionale riconosciuto a livello mondiale.
È detto duale perché combina pratica e teoria. L'apprendista lavora in un'azienda – con la quale ha un contratto di formazione – e per un certo numero di ore la settimana frequenta dei corsi in una scuola professionale.
Chi intraprende questa strada può continuare a perfezionarsi conseguendo la maturità professionale e iscrivendosi alle Scuole universitarie professionali.
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