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Buoni contratti e un salario minimo per tutti

Riuniti per il primo congresso nazionale a Lugano, i delegati di Unia, il maggior sindacato svizzero, hanno sostenuto la necessità di introdurre un salario minimo e contratti collettivi per tutti i lavoratori, di fronte alle minacce di una crisi economica mondiale.

Questo contenuto è stato pubblicato il 12 ottobre 2008 minuti

I circa 400 delegati di Unia hanno adottato un documento programmatico che "fissa dettagliatamente i picchetti della politica contrattuale del sindacato" per i prossimi anni. Il testo, intitolato "Buoni CCL per tutti", chiede un "sensibile miglioramento delle condizioni minime legali", ovvero "salari minimi, la tredicesima per tutti, nonché la compensazione automatica del rincaro".

Unia ha pure rivendicato una riduzione dell'orario lavorativo e misure concrete per conciliare meglio famiglia e lavoro. I rappresentanti sindacali hanno inoltre discusso della possibilità di lanciare un'iniziativa popolare per introdurre un salario minimo in tutta la Svizzera.

L'attualità - in particolare la crisi finanziaria internazionale - ha fortemente permeato i dibattiti, nel corso dei quali è trasparita la preoccupazione dei delegati. Ospite del congresso, il presidente dell'Unione sindacale svizzera (USS) Paul Rechsteiner ha sottolineato il "fiasco del neoliberalismo e del monetarismo" e il suo impatto sulla società mondiale ed elvetica.

Il consigliere nazionale socialista ha inoltre puntato l'indice sulla politica finanziaria del Consiglio federale. "Tocca alla Confederazione garantire il futuro del nostro paese, ha i soldi per farlo. Invece di tappare i buchi delle banche, deve investire in progetti concreti e nell'interesse di tutti", ha dichiarato Rechsteiner. Sulla stessa linea i delegati di Unia, che in una delle risoluzioni adottate esigono il rafforzamento dell'economia reale invece "di rimpinzare l'industria finanziaria".

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