Saul Steinberg, genio della visualità
Il Kunsthaus di Zurigo ha aperto la nuova stagione museale con un'esposizione dedicata a Saul Steinberg, uno dei disegnatori più importanti e prolifici del 20° secolo.
La retrospettiva - la prima in Svizzera - presenta 100 tra disegni, collage e oggetti realizzati tra gli anni '30 e '90, mettendo in luce l'ampio spettro creativo della sua opera.
Forse sono in pochi a ricordare il nome di Saul Steinberg (1914-1999) ma i disegni nei quali egli ha esplorato i modi di vita, i linguaggi, lo spazio e le città della società contemporanea - soprattutto di quella americana sono passati di certo sotto gli occhi di molti e non solo oltre oceano.
"Tanti forse lo conoscono come illustratore, come umorista, come disegnatore commerciale, ma il suo lavoro va molto al di là di questi generi di disegno", precisa Tobia Bezzola che ha curato l'allestimento zurighese.
Sebbene la sua notorietà sia indissolubilmente legata alle prime pagine e alle copertine della rivista americana New Yorker, dove per quasi 60 anni pubblicò i suoi disegni, l'opera di Steinberg è molto più ricca e varia.
Un artista non convenzionale
"Una delle caratteristiche di questa esposizione è di presentare insieme tutti i suoi lavori, quelli che realizzò per le gallerie e quelli che fece per il New Yorker", spiega Sheila Schwarz che dirige la Steinberg Foundation di New York e accompagna la retrospettiva nella sua tournée europea.
"Inoltre, ciò che essa rende chiaramente visibile è che Steinberg non era un vignettista o un umorista, com'è stato spesso definito. Lui era semplicemente un artista, non convenzionale, ma assolutamente un artista, perché nessun vignettista avrebbe potuto produrre ciò che ha realizzato lui."
In effetti, la mostra "Saul Steinberg: Illuminations" è in grado di togliere ogni dubbio e basta un colpo d'occhio per capirlo. Ciò che colpisce, oltre alla precisione e all'essenzialità del tratto, all'eleganza e all'ironia dei toni, è anche la grande varietà tecnica, formale e di contenuti, presente nelle opere esposte.
Giochi di linee liberi e incisivi
Lo stile semplice e lineare di Steinberg è già riconoscibile nei primi disegni degli anni '30, quelli realizzati per la rivista umoristica milanese il Bertoldo, dove appare uno dei suoi personaggi ricorrenti di quel periodo, la devastatrice e mussoliniana zia Elena.
Dopo l'arrivo negli Stati Uniti la sua attenzione si concentra sulla società americana del dopoguerra, di cui, con sguardo da vero antropologo, riesce a cogliere magistralmente e con tratti sempre più raffinati e incisivi, pregi, difetti e fantasmi.
Negli anni '50 l'interesse dell'artista si sposta verso un mondo parallelo, fatto di timbri, tamponi e carte bollate, dove anche la calligrafia diventa elemento costitutivo e significante dell'immagine.
Dagli anni 60 fino al 1999, anno della sua scomparsa, i lavori di Steinberg si arricchiscono non solo di contenuti filosofici ma anche di tecniche espressive differenti senza tuttavia perdere quella capacità analogica e associativa fulminea e sintetica che ha pervaso tutta la sua opera.
Lo sguardo di un outsider
"Steinberg si definiva un 'noticer', uno che se ne accorge e penso fosse questo il suo segreto", sottolinea Tobia Bezzola. "Lui si è accorto di tante cose della vita - della vita normale, quotidiana - che altri non vedevano. Prendeva queste cose, queste osservazioni, questi 'aperçu' e li trasformava nei suoi disegni, sempre con uno stile e dei mezzi espressivi nuovi. Cambiava temi e trovava sempre il linguaggio visuale adatto per raccontarci quello che voleva raccontare, le esperienze che aveva fatto."
Ebreo di origine rumena, costretto a lasciare prima il suo paese natale e poi l'Italia a causa del pesante clima antisemita che colpì l'Europa, prima di ottenere il visto per gli Stati Uniti, Steinberg rimase per un anno a Santo Domingo, confrontandosi anche con la cultura spagnola.
"Il suo background da immigrante ha giocato un ruolo essenziale per la sua arte", ci dice Sheila Schwartz. "Steinberg è sempre stato l'outsider che guarda dentro a una cultura e penso che le sue origini gli abbiano permesso di guardare la realtà che lo circondava con un certo distacco, consentendogli di mettere in luce la pretenziosità e l'ostentazione della gente, dei luoghi e delle città."
Riscoprire Steinberg
Visitando la mostra presentata al Kunsthaus, in effetti non incontriamo solo un disegnatore geniale, ma anche un narratore per immagini, un semiologo dell'illusionismo, un filosofo della linea, un sociologo e anche un poeta del segno.
Una retrospettiva quindi, che rende conto della ricchezza e varietà anche stilistica di un artista instancabile che ha cercato vie nuove per raccontare con il tratto, la linea, il disegno, come gli abitanti del mondo contemporaneo reagiscono allo spaesamento della società di massa.
"L'Europa deve riscoprire Steinberg", conclude Sheila Schwarz. "Qui era conosciuto molto bene fino a circa 20 - 25 anni fa perché all'inizio degli anni '50 ha esposto regolarmente in Francia, in Inghilterra, in Germania, in Olanda e naturalmente in Italia. Così vogliamo rifamiliarizzarlo con i suoi vecchi fan e nello stesso tempo far conoscere il suo lavoro alle nuove generazioni di amatori d'arte."
swissinfo, Paola Beltrame, Zurigo
Fatti e cifre
"Saul Steinberg: illuminations" in corso al Kunsthaus di Zurigo, può essere visitata fino al 2 novembre.
Apertasi nel 2006 con una lunga tournée americana, la retrospettiva è stata presentata a Parigi nei mesi scorsi e dopo Zurigo farà tappa alla Dulwich Picture Gallery di Londra e al museo für Kunst und Gewerbe di Amburgo.
In mostra anche View of the World from 9th Avenue (1976), la copertina più famosa e più imitata del New Yorker che presenta la geografia del mondo vista dalla prospettiva della nona strada. Oltre i grattacieli e l'Hudson River solo una terra piatta; più lontano l'Oceano Pacifico e all'orizzonte tre nomi: Cina, Giappone, Russia. Uno sguardo lucido e disincantato quello di Steinberg, su una New York condiscendente e un po' presuntuosa.
Biografia
Saul Steinberg nasce in Romania nel 1914 in una famiglia della piccola borghesia ebrea. Lascia Bucarest all'età di 19 anni per sfuggire all'antisemitismo.
Nel 1933 si trasferisce a Milano, dove si laurea in architettura e inizia il suo tirocinio artistico come vignettista per la rivista satirica Il Bertoldo.
Le leggi razziali lo costringono ad abbandonare anche l'Italia. Nel 1941, dopo rocamboleschi tentativi, riesce a partire. Prima di ottenere il visto per gli Stati Uniti rimane un anno a Santo Domingo.
Nel 1942 raggiunge New York dove inizia una lunga e produttiva collaborazione con la rivista New Yorker. Nel '43 diventa cittadino statunitense. In qualità di ufficiale dei servizi segreti della marina si sposta in Cina, India, Africa settentrionale e Italia da dove continua a disegnare per il New Yorker.
Nel '45 pubblica la sua prima raccolta di disegni "All in Line". Inizia ad esporre in importanti musei e gallerie, prima in America e poi in Europa. Amico intimo di molti artisti famosi come Le Corbusier, Alberto Giacometti e Henri Cartier-Bresson, Steinberg viaggia regolarmente in Europa.
Muore nel 1999 a New York.

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