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In bilico tra astrattismo e figurativismo

Il Canal Grande, un'opera del 1963 esposta al museo d'arte di Winterthur. kmw.ch

Ritmo, armonia musicale e poesia caratterizzano l'opera di Fausto Melotti, uno dei più importanti e complessi artisti italiani del XX secolo, a cui il Kunstmuseum di Winterthur dedica un'ampia retrospettiva.

Questo contenuto è stato pubblicato il 23 maggio 2011
Michela Montalbetti, Winterthur, swissinfo.ch

Dopo oltre 30 anni di assenza dalla Svizzera, è di nuovo possibile ammirare un'ampia scelta di opere dell'artista di origini trentine scomparso nel 1986.

Nato nel 1901, ingegnere elettronico di formazione e musicista di vocazione, Melotti inizia la sua produzione artistica solo alla fine degli anni '20. Realizza disegni in un primo tempo e si dedica in seguito alla scultura richiamandosi ai principi dell'astrattismo.

Attività poliedrica

Grande amico di Lucio Fontana, con cui segue l'Accademia di Brera, Melotti è vicino agli ambienti culturali che gravitano attorno alla Galleria del Milione, il centro degli astrattisti milanesi.

Ma l'artista ha anche degli stretti legami con decoratori e architetti, in particolare Giò Ponti, con i quali collabora per realizzare interni, decorazioni, ceramiche, tendaggi, ecc.

«Per Melotti il salto tra l'arte libera e l'arte applicata non era così grande. Ha sempre diviso bene questi due mondi e nelle mostre si potevano vedere solo le opere artistiche. In realtà il suo lavoro nelle arti decorative, come le ceramiche, è stato molto importante. Così come Melotti transita tra lavori astratti e figurativi, transita anche tra lavoro su commissione e arte», ci spiega il direttore del Kunstmuseum Dieter Schwarz che ha curato la mostra.

Durante la Seconda guerra mondiale, inizia a scrivere le prima poesie, attività a cui darà seguito fino alla fine dei sui giorni integrando saggi e scritti di vario genere.

115 opere

Nell'ala moderna del Kunstmuseum di Winterthur, ben 115 opere tra sculture, disegni, acquerelli, tecniche miste ed incisioni illustrano l'operato di questo artista difficilmente catalogabile.

«Il suo lavoro non corrisponde all'immagine che ci si fa di uno scultore. Non è teso a raggiungere un 'monumento stabile'. È piuttosto un artista alla ricerca di un certo suono. E questo suono lo ottiene con diversi materiali. Nella sua opera, Melotti si è principalmente preoccupato di realizzare una rappresentazione dell'armonia», afferma Dieter Schwarz.

Ed è proprio questo a rendere il lavoro di Melotti unico: da lavori all'apparenza molto diversi, traspare un senso di armonia quasi ritmica che si percepisce sempre più attraversando le sale della mostra.

Un sottile denominatore comune

Il percorso si apre offrendo uno spettacolare accostamento tra una grande scultura in acciaio inossidabile realizzata nel 1935, (Scultura n. 14), una delle prime opere dunque, e tre bassorilievi, anch'essi in acciaio, tutti del 1972.

L'impressionante somiglianza – nelle forme geometriche, nel materiale, nelle proporzioni – tra questi lavori nati a più di 35 anni di distanza ben riassume l'essenza del lavoro di Melotti. Si tratta di una costante, assidua, rigorosa ricerca di un denominatore comune ispirato a matematica, ripetizione, ritmo e musica.

Melotti stesso affermava d'inseguire un ordine indipendente, sottile e regolato simile alla composizione musicale.

«C'è una sorta di 'fil rouge' attraverso le opere di Melotti che testimonia di un'armonia interna. Si percepisce nelle opere astratte degli anni '30 fino agli ultimi lavori che sono abbastanza ludici. Tutto è legato», spiega Schwarz.

Non a caso, accanto ai primi disegni degli anni '30 sono allestiti gli ultimi lavori degli anni '80, ed è solo chinandosi a vedere le date che ci si rende conto dei 50 anni intercorsi. «Gli ultimi disegni li ha realizzati quando aveva 84-85 anni, eppure sono così freschi e sorprendenti. Sembra che potrebbe iniziare tutto da capo», aggiunge Schwarz.

Musicalità poetica

Nella seconda sala sono esposti i primi teatrini in terracotta degli anni '50. Non si tratta più di opere prettamente astratte: si riconoscono infatti figure e oggetti che testimoniano di racconti che rimangono tuttavia impenetrabili. Il viso di una donna, corpi e oggetti abbozzati forniscono indizi su possibili storie.

Sempre negli anni '50, dopo una pausa forzata dettata dalla guerra che, avrà occasione di dire, gli ha 'spezzato le braccia', Melotti riprende la sua produzione artistica.

Le due sale seguenti contengono le opere della raggiunta maturità eseguite tra gli anni '60 e gli anni'70. Dall'impressionante – anche in termini di dimensioni – 'Le torri della città invisibile' (1976), ispirata a Italo Calvino, a 'Canone variato I' (1967), fine lavoro in ottone in cui si riconosce la somiglianza con uno spartito, fino a 'Il Canal Grande' (1963), un'installazione che lascia il visitatore meravigliato e divertito dall'accostamento semplice ma geniale di una fila di mattoni in terracotta e oggetti collocati su di una superficie lunga più di due metri che li rispecchia proprio come un corso d'acqua.

Queste opere sono di nuovo più astratte, ma se da una parte risulta più difficile scorgere figure e oggetti come nei primi teatrini, dall'altra è percepibile la presenza di un mondo poetico in cui l'artista si muove con familiarità.

In due sale, una centrale accessibile da più lati e una più piccola, si trovano dipinti, acquarelli e disegni. La mostra si conclude con le sculture dell'ultimo periodo creativo. Una di queste, 'Il vecchio Zeus, ormai trasparente, davanti alla sua capanna aspetta il tramonto' del 1980, è un'opera quasi ironica in cui si sente la malinconia di luoghi lontani.

Passeggiando nelle sale del Kunstmuseum, si percepisce l'ampiezza di un lavoro unico e in parte impenetrabile. Gli indizi che l'artista fornisce si perdono e si mescolano per lasciare spazio a una sottile composizione ritmica e musicale. Se una scultura non aveva una certa musicalità, per Melotti non era un'opera completa. E a Winterthur questa musicalità accompagna il visitatore lasciando alla fine un senso di poesia.

Fausto Melotti

Nasce nel 1901 a Rovereto, nel Trentino. Allo scoppio della Prima guerra mondiale la famiglia si trasferisce a Firenze dove Melotti porta a termine gli studi liceali.

Inizia una formazione in matematica e fisica all'Università di Pisa che termina al Politecnico di Milano laureandosi in ingegneria elettrotecnica.

Contemporaneamente consegue il diploma in pianoforte. Approda alla scultura solo più tardi, dapprima a Torino e in seguito nel 1928 a Milano sotto la guida di Adolfo Wildt. Nella stessa classe c'è Lucio Fontana che diventerà poi suo grande amico.

Nel 1935 aderisce al movimento fondato a Parigi «Abstraction-Création». La sua prima mostra italiana del '37 non riscuote successo in patria, mentre il suo ingegno viene riconosciuto all'estero. Consegue il premio internazionale La Sarraz.

Vive per qualche anno a Roma, pubblica la prima raccolta di poesie «Il triste Minotauro». Nel dopoguerra torna a Milano dove per vivere si dedica alla ceramica raggiungendo una tecnica raffinatissima.

Nel 1967 espone alla Galleria Toninelli di Milano proponendo numerose sculture che lo ripresentano all'attenzione del pubblico e della critica. Questa volta, il successo non si fa attendere e viene proclamato in Italia e all'estero. Si spegne a Milano nel 1986.

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Mostra

La mostra Fausto Melotti al Kunstmuseum di Winterhtur in prossimità di Zurigo, realizzata in collaborazione con la Kunsthalle di Mannheim, è allestita fino al 17 luglio 2011.

Il museo è aperto martedì dalle 10.00 alle 20.00, e da mercoledì a domenica dalle 10.00 alle 17.00.

Il museo dispone inoltre di una fornita collezione permanente di arte moderna. Attualmente, in altre sale, sono in corso le due mostre: Immagine / Oggetto: Nuova arte americana della collezione del museo (Bild / Objekt: Neuere Amerikanische Kunst aus der Sammlung) e una personale di Fabian Marti.

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115 opere

La mostra del museo di Winterthur consiste in 115 pezzi tra cui dipinti, acquarelli, sculture, opere in tecnica mista.

Tra le opere esposte più note ‘Il Canal Grande’, 1963, ‘Le torri della città invisibile’, 1976, ‘Monumento al nulla’, 1972, ‘Tema e variazioni II’, 1969, ‘La casa dell’orologiaio’, 1960,  ‘Il colore della notte’ 1974, ‘Il vecchio Zeus, ormai trasparente, davanti alla capanna aspetta il tramonto’, 1980, ‘Canone variato I’, 1967.

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