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Critiche dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione per le sanzioni contro la Serbia

Walter Fust, direttore della Direzione sviluppo e cooperazione. Keystone / Edi Engeler

Walter Fust critica le sanzioni internazionali decretate contro la Serbia. «Non si può imporre la democrazia, soprattutto se si fa soffrire la popolazione», ha scritto il capo della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC).

Questo contenuto è stato pubblicato il 10 agosto 2000

«Le sanzioni hanno un effetto scarso sui governi, ma colpiscono duramente la popolazione, soprattutto anziani e bambini». Fust, nel suo articolo sull'organo della DSC Newsletter, ricorda che nello Stato balcanico, oltre a scarseggiare i medicinali, mancano i dottori, perché è in vigore un blocco degli scambi scientifici con l'estero.

Le parole di Fust sembrano contraddire la politica del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). «Siamo coscienti che le sanzioni sono un'arma a doppio taglio. Gli obiettivi politici e umanitari non sempre sono conciliabili», ha affermato all'Agenzia telegrafica svizzera la portavoce Daniela Stoffel.
Sinora la svizzera si è allineata alla serie di misure decise dall'Unione europea (UE). Contro la Repubblica Federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro) è in vigore un embargo petrolifero, un divieto di investimento, severe norme di rilascio dei visti e per 600 persone à vietato l'ingresso nel Paese.

A fine giugno l'UE ha deciso di allentare le disposizioni con lo scopo di mirare meglio l'azione punitiva in materia finanziaria contro la Serbia. Il nuovo regime di sanzioni è entrato in vigore il 1. luglio e resterà in vigore fino al 31 gennaio 2001. Il Consiglio federale deciderà in autunno se seguirà la nuova politica, ha detto Othmar Wyss, del Segretariato di stato dell'economia (SECO)
La Commissione europea ha introdotto un inasprimento delle sanzioni finanziarie. La lista delle persone, i cui conti vengono bloccati, è aumentata di 200-300 nomi. In più è stata stilata una «lista bianca» contenente imprese serbe politicamente insospettabili, ossia in grado di sottrarre i loro utili alla presa del governo di Slobodan Milosevic. I Quindici hanno inoltre deliberato un alleggerimento dell'embargo per il Kosovo e il Montenegro.

Ma anche in seno all'UE è aumentato il disagio provocato dalla politica delle sanzioni portata avanti nei confronti della Repubblica Federale di Jugoslavia. In luglio il ministro degli esteri francese Hubert Védrine, in un incontro con i colleghi europei a Bruxelles, ha ammesso che la strategia attuale non ha chiaramente raggiunto l'obiettivo politico. Il regime del presidente jugoslavo Slobodan Milosevic si mantiene saldo al potere nonostante le sanzioni internazionali.

swissinfo e agenzie

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