Malgrado i risultati in netto calo, Swatch Group non cambia strategia
Il numero uno mondiale dell’industria orologiera torna a fare i conti col franco forte e il calo del turismo: nel primo semestre 2016 l’utile netto di Swatch Group è crollato del 52% a 263 milioni di franchi, rispetto allo stesso periodo del 2015. Il fatturato ha dal canto suo subito una contrazione del 12% a 3,7 miliardi. Ciò malgrado, il gruppo mantiene la sua strategia e non vuol sentir parlare di crisi.
- Deutsch "Schweizer Uhrenindustrie in tiefer und andauernder Krise"
- Español “La relojería suiza atraviesa una crisis profunda y duradera”
- Português “A relojoaria suíça enfrenta uma crise profunda e duradoura”
- 中文 “瑞士制表业正面临一场影响深远的危机”
- Français «L’horlogerie suisse traverse une crise profonde et durable» (originale)
- English Serious crisis threatens Swiss watchmakers
In Europa, le difficoltà si sono fatte sentire soprattutto in Francia, dove in seguito agli attentati terroristici c’è stato un forte calo delle vendite nei negozi turistici. Anche in Svizzera il calo delle esportazioni e del turismo ha avuto un effetto negativo. In causa vi è senza dubbio il franco forte, ma anche l’obbligo di un visto biometrico imposto ai cittadini cinesi, sempre meno numerosi a venire in Europa, precisa il gruppo.
In Cina continentale e nell’Asia del sud-est, Swatch Group ha registrato invece un tasso di crescita a due cifre.
Nonostante le critiche di alcuni azionisti e i risultati in calo al primo semestre, il direttore generale Nick Hayek si dice ottimista e prevede di chiudere il 2016 con un calo delle vendite limitato al 6%. “La situazione attuale presenta più opportunità che rischi”, afferma in un’intervista al quotidiano Le Temps, difendendo la strategia adottata finora.
Impieghi a rischio?
Swatch Group afferma inoltre di aver mantenuto tutti gli impieghi in Svizzera. In realtà, però, tutti i contratti interinali – che secondo Le Temps rappresentano fino al 10% degli impieghi – sono stati sospesi.
Dalle colonne del quotidiano romando, Nick Hayek si difende: “È una strategia normale (…). Esistono aggiustamenti costanti, anche in periodi di crescita. E alcune partenze non sono state rimpiazzate. (…) Abbiamo però deciso di non ricorrere alla disoccupazione parziale (…). Con i risultati delle vendite in luglio, le previsioni per i nostri siti di fabbricazione sono incoraggianti”.
L’orologeria svizzera
Quella orologiera è la terza industria di esportazione della Svizzera, dopo il settore della chimica e delle macchine utensili. Le sue aziende sono impiantate soprattutto nei cantoni di Neuchâtel, Berna, Ginevra, Soletta, Giura e Vaud.
Il settore degli orologi ha raggiunto il suo apice produttivo alla fine degli anni Sessanta, con quasi 90'000 impiegati in 1'500 aziende. All’inizio degli anni Settanta, la concorrenza asiatica, produttrice di orologi al quarzo, ha sconvolto il mercato, facendo sprofondare l’orologeria in una profonda crisi.
L’orologeria svizzera si è in seguito rilanciata grazie alla produzione di modelli di massa, in particolare gli orologi Swatch e poi, nel corso dell’ultimo decennio, grazie all’interesse crescente per i modelli di lusso. Attualmente, il settore rappresenta l’1,5% del PIL elvetico e impiega poco più di 60'000 persone.
End of insertion
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Partecipa alla discussione!