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Concluso il Forum di Crans-Montana

Il consigliere federale Pascal Couchepin a Crans-Montana con il vice-ministro saudita dello sviluppo tecnico Fawaz Alamy Keystone

Globalizzazione e pace in Medio oriente sono stati i temi principali che hanno caratterizzato la 13esima edizione del Forum internazionale.

Questo contenuto è stato pubblicato il 30 giugno 2002

"Fratello minore" del grande Forum economico di Davos, l'ormai tradizionale appuntamento estivo nella località vallesana ha riunito anche quest'anno numerose personalità del mondo politico e economico. Alla 13esima edizione hanno partecipato infatti oltre 1200 invitati provenienti da 120 paesi.

Oltre alla situazione in Medio oriente, da sempre al centro del Forum di Crans-Montana, grande attenzione è stata riservata quest'anno alle problematiche legate alla globalizzazione.

Argomenti sui quali si sono espressi, tra l'altro, l'ex-ministro francese Bernard Kouchner, il ministro palestinese della cooperazione Nabil Shaat, l'ambasciatore della Lega araba in Francia Nassif Hitti, il reverendo americano Jesse Jackson, il direttore del CICR, Paul Grossrieder e in consiglieri federali Pascal Couchepin e Joseph Deiss.

Il messaggio di Arafat

In un intervento telefonico, il presidente dell'Autorità palestinese ha ribadito la sua volontà di negoziare «non importa quando e dove» con gli israeliani. Yasser Arafat si è inoltre rammaricato per la mancanza di volontà di aprire discussioni da parte dello Stato ebraico.

«Non c'è più una sola linea telefonica per dialogare» con gli israeliani, ha precisato il numero uno palestinese, sempre confinato nel suo quartiere generale di Ramallah. Arafat ha ribadito di voler incontrare il capo della Casa Bianca, George W. Bush, dichiarando che è il primo presidente ad aver menzionato la necessità di istituire uno Stato palestinese a fianco di quello ebraico.

«Stiamo compiendo ogni sforzo per sradicare il terrorismo» ha aggiunto il presidente palestinese, secondo il quale questo obbiettivo non serve soltanto a proteggere i civili israeliani, ma rientra anche nell'interesse dei palestinesi. Arafat ha affermato che, all'inizio della loro lotta, i gruppi terroristici sono stati appoggiati da Israele, con lo scopo di nuocere all'Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP).

Sicurezza e cooperazione nel Mediterraneo

Nella giornata di sabato era emerso che la sicurezza e la cooperazione nell'aerea mediterranea sono indissociabili. L'integrazione delle sponde nord e sud del Mare Nostrum, promossa da entrambe le parti, è però rallentata dal conflitto israelo-palestinese, secondo i ministri della regione, riuniti assieme al consigliere federale Joseph Deiss per una tavola rotonda.

Sabato, i partecipanti ad una tavola rotonda hanno sostenuto l'idea di un partenariato euro-mediterraneo, considerando indissociabili la sicurezza e la cooperazione in quest'area. Per avanzare nel processo di integrazione è però necessario risolvere il conflitto in Medio Oriente, ha sottolineato Joseph Deiss, capo del Dipartimento federale degli affari esteri

«Guardiamo all'Europa per ottenere sostegno economico e politico», ha ricordato il ministro palestinese della cooperazione, Nabil Shaat. Istaurare la cultura della pace nell'area mediterranea comporta diversi aspetti, che vanno dal rispetto dei diritti all'equità economica, ha sostenuto invece l'ex ministro israeliano Shimon Shetreet.

Imprese globalizzate e responsabilità sociale

Nell'ambito di una discussione dedicata alla responsabilità sociale delle imprese, il ministro svizzero dell'economia Pascal Couchepin ha affermato che la globalizzazione non si è operata a scapito dei diritti sociali. A suo avviso, l'internazionalizzazione di alcune imprese ha permesso di importare nuovi diritti in alcuni paesi.

Secondo Julie Raynal, amministratrice della Commissione europea, lo squilibrio fra la crescita degli scambi e lo sviluppo sul piano dei diritti umani tende però ad aumentare. Questo squilibrio è dovuto anche alle mancanze del governo locale o di regole globali. Piuttosto che introdurre misure sociali coercitive, si preferisce contare su un'azione volontaria delle aziende, che iniziano a prestare maggiore attenzione alle problematiche legate ai diritti umani e all'ambiente, ha aggiunto la Raynal.

Il vice presidente della Nestlé, Niels Christiansen, e il presidente di BP Europa, Michel de Fabiani, hanno confermato che le iniziative a favore dello sviluppo sociale si moltiplicano e rappresentano una priorità per alcuni dirigenti. Privilegiare lo sviluppo sostenibile richiede che le imprese sacrifichino i risultati a corto termine a profitto del medio e lungo termine, ha aggiunto Christiansen.

I partecipanti al forum hanno pure discusso del ruolo delle imprese prima, durante e dopo i conflitti armati. «Cosa possono fare le imprese per portare un po' di umanità nelle guerre? Non provocarle!» ha detto l'ex amministratore dell'ONU per il Kosovo, Bernard Kouchner. A suo avviso le imprese funzionano in base a interessi economici e non morali o politici.

swissinfo e agenzie

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