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Compromesso in vista alla Commissione federale degli stranieri

Il rappresentante della comunità italofona ed ex membro della Commissione federale degli stranieri Claudio Micheloni Keystone

Compromesso in vista nella crisi della Commissione federale degli stranieri (CFS). Il Consiglio federale è pronto a concedere mezzi supplementari ed a garantirne l'indipendenza: le rivendicazioni sembrano dunque in parte soddisfatte.

Questo contenuto è stato pubblicato il 07 settembre 2000 - 19:41

Berna è disposta a concedere 10 milioni di franchi alla CFS, al posto dei 5 previsti inizialmente. Quest'importo, inserito nel preventivo 2001, dovrà però ancora ottenere il via libera del parlamento, nella sessione invernale di dicembre. In questo senso, il portavoce del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) Viktor Schlumpf ha confermato giovedì all'agenzia di stampa elvetica Ats una notizia già pubblicata dal quotidiano romando «Le Temps».

Per l'ex consigliera agli Stati democristiana solettese Rosemarie Simmen, nuova presidente della CFS, è importante che il contributo della Confederazione non sostituisca gli aiuti forniti da cantoni e comuni, dai quali dipende attualmente la commissione. «Non vorremmo, ha sottolineato la Simmen, che l'intera operazione si concluda in pareggio».

In un memorandum, la responsabile del DFGP Ruth Metzler si è inoltre impegnata a garantire indipendenza alla commissione, ha dal canto suo precisato Claudio Micheloni, ex membro della CFS e rappresentante della comunità italofona. La CFS sarà sottoposta direttamente al Consiglio federale, ma la sua segreteria resterà incorporata amministrativamente nell'Ufficio federale degli stranieri (UFS). E su questo punto Ruth Metzler non transige.

L'attribuzione di questa segreteria all'UFS aveva scatenato lo scorso 12 gennaio la disapprovazione dei rappresentanti delle organizzazioni degli stranieri, che se ne erano andati sbattendo la porta della commissione. Ritenevano che un organo impegnato a favore dell'integrazione degli stranieri non potesse essere sottomesso ad un ufficio che, prima di tutto, deve assolvere compiti di polizia.

In base a questi ultimi sviluppi, la crisi potrebbe dunque trovare presto una soluzione. Micheloni ritiene infatti «accettabili» i compromessi proposti, anche se non tutte le esigenze delle associazioni degli stranieri sono state soddisfatte. Per esempio, il Consiglio federale non è entrato in materia sulla creazione di un posto di delegato agli stranieri.

In alternativa Rosemarie Simmen ed il vicepresidente della CFS Walter Schmid propongono la creazione di un forum degli emigranti. Quest'organo, una specie di assemblea nazionale, riunirebbe tutte le nazionalità che dispongono in Svizzera di una struttura organizzativa. Potrebbero pure aderirvi i sindacati e le Chiese. Sarebbe, insomma, un forum che fungerebbe da motore della politica d'integrazione, operando a fianco della commissione.

Un'idea, quest'ultima, che piace a Micheloni: «Un forum del genere sarebbe più utile di un delegato». Per il rappresentante italiano si tratta comunque di una sfida: riunire tutte le comunità straniere presenti in Svizzera attorno ad una causa unica e convincerle a superare i problemi specifici. Un compito che non sarà certo facile, come ha ammesso lo stesso Micheloni.

Per il momento, la riorganizzazione della CFE è al centro di un progetto d'ordinanza. Il tema potrebbe figurare sulla lista delle trattande della prossima seduta del Consiglio federale, ha infine aggiunto Rosemarie Simmen.

swissinfo e agenzie

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