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Christoph Meili vuole tornare in Svizzera

L'ex guardiano notturno Christoph Meili aveva salvato dal macero documenti bancari sul periodo nazista Keystone

Si sta trasformando in incubo il sogno americano di Christoph Meili, l'ex guardiano notturno svizzero divenuto negli USA «eroe di tutti i tempi»: la moglie vuol divorziare e lo ha fatto arrestare con l'accusa di «minacce terroristiche». Ora vive in un Motel in California, con il sogno di tornare in Svizzera non appena riceverà la sua parte degli 1,25 miliardi di dollari pagati dalle banche elvetiche per la vicenda dei fondi ebraici.

Questo contenuto è stato pubblicato il 07 ottobre 2001 minuti

Meili, che l'8 gennaio 1997, nel pieno della bufera sui fondi ebraici, aveva salvato dal macero dell'UBS documenti riguardanti il periodo nazista, ha trovato asilo e onori negli Stati Uniti, ma negli ultimi tempi le cose non gli vanno tanto bene.

Due settimane fa - ha raccontato a un giornalista della «SonntagsZeitung» di Zurigo - sua moglie gli ha detto che vuole divorziare e gli ha ingiunto di andarsene di casa. Preso dall'ira, non ha trovato di meglio che minacciarla di comprare un'arma e di ucciderla. La donna ha chiamato la polizia, che lo ha trascinato via in manette.

In carcere, «le condizioni igieniche erano pessime. Ero in cella con una cinquantina di detenuti. Tutta la notte c'era movimento, di dormire neanche pensarci. Il giorno dopo sono stato trasferito in un altro carcere, lì le condizioni erano migliori». Poi la moglie «si è scusata», è stata pagata una cauzione di 10 mila dollari e Meili ha potuto tornare libero, scioccato per i capi d'accusa contro di lui: «violenza domestica» e «minacce terroristiche».

L'ex guardiano è ancora in contatto con la moglie: «Parliamo dei bambini e dei conti ancora da pagare». Lei non ha ancora chiesto formalmente il divorzio: «Verosimilmente vuole aspettare che a fine ottobre arrivi il denaro dell'accordo delle banche». Denaro che aspetta anch'egli con ansia: «È pensabile» - dice - che tornerà in Svizzera quando arriveranno i soldi. «In Svizzera si è meglio protetti, non si viene così facilmente arrestati».

In una intervista pubblicata lo scorso luglio dallo stesso domenicale, il 33enne ex guardiano si era già lamentato delle continue manipolazioni cui era sottoposto da parte dei suoi sostenitori. Dopo il salvataggio dei documenti UBS, Meili era stato preso sotto l'ala protettiva dell'allora senatore di New York Alphonse D'Amato e delle organizzazioni ebraiche. Alcuni media americani e israeliani lo avevano ribattezzato addirittura «il piccolo Schindler» (l'imprenditore tedesco che durante la Seconda guerra mondiale salvò dalla morte 1200 operai ebrei).

La città di Pittsburgh (Pennsylvania) era giunta a proclamare l'8 marzo 1999 «giornata di Christoph Meili», con la motivazione che lo svizzero avrebbe reso aveva servizi incalcolabili alle vittime e ai superstiti dell'Olocausto. Il rabbino Yeakov Rosenstein, membro del comitato organizzativo, lo aveva allora definito «eroe di tutti i tempi».

swissinfo e agenzie

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