Bilancio modesto per il vertice sociale di Ginevra
La sessione speciale dell'Assemblea generale dell'Onu si è conclusa sabato con una dichiarazione finale che formula varie iniziative per ridurre la povertà, ma non impone direttive vincolanti. Parzialmente soddisfatta la Svizzera e deluse le ONG.
Lavorando per tutta la notte fino all'alba di sabato i delegati del Summit sulla povertà di Ginevra sono riusciti a trovare un compromesso sui punti ancora in discussione della dichiarazione politica conclusiva. Il documento, composto da una trentina di pagine e frutto del lavoro di cinque giorni di negoziati, dovrebbe permettere di mettere in pratica i dieci obiettivi fissati dal vertice di Copenhagen nel 1995 per ridurre la povertà e il sottosviluppo.
In particolare si indicano nuove proposte per rivedere e correggere alcuni aspetti della globalizzazione economica e per aumentare la partecipazione dei paesi in via di sviluppo ai processi dove si formano le regole del commercio e dell'economia internazionale. La dichiarazione, che sarà oggetto di ulteriori negoziati all'assemblea generale dell'Onu in programma a settembre a New York, stabilisce l'impegno di dimezzare entro il 2015 il numero delle persone che vivono "in estrema povertà", come richiesto dal segretario generale Kofi Annan nel suo rapporto sul Millennio.
E' stata riconosciuta anche l'importanza di includere nelle politiche di sviluppo la sanità pubblica e l'accesso garantito ai servizi medici di base. Gli Stati hanno inoltre ribadito l'obiettivo di assicurare l'educazione elementare a tutti i bambini del mondo entro i prossimi 15 anni. Per far ciò "serviranno 8 miliardi di dollari all'anno".
Sugli altri nodi irrisolti, come la riduzione del debito, sbocco ai mercati, prezzo ridotto delle medicine e "democratizzazione" delle istituzioni economiche e finanziarie internazionali, è prevalso lo scontro tra Nord e Sud e non si sono fatti sostanziali passi in avanti. Sul tema del debito, il documento si limita a "incoraggiare i paesi creditori a trovare un accordo per alleviare i debiti delle nazioni meno sviluppate economicamente", ammettendo però, per la prima volta, che "in certe condizioni il paese indebitato può invocare una moratoria" sul pagamento degli interessi.
Un punto che, anche le organizzazioni non governative, hanno considerato come "positivo". Altro tema di discussione la cosiddetta "tassa Tobin", un'imposta da applicare sulle transazioni finanziarie speculative per finanziare progetti di sviluppo. Sostenuta dal Canada, la proposta è stata accantonata e sostituita con un vago "incoraggiamento a studiare misure innovative per finanziare lo sviluppo".
Come ha spiegato John Langmore, direttore della Divisione per la politica sociale e di sviluppo dell'Onu, "questa dichiarazione ha solo un valore politico. Toccherà infatti al segretario generale diffondere e promuovere le iniziative lanciate a Ginevra presso i singoli stati membri".
Sul summit sono piovute le critiche delle organizzazioni non governative (ONG) che venerdì hanno concluso il forum parallelo Ginevra 2000 organizzato dal governo elvetico (circa 2000 i partecipanti). Le (ONG) hanno lamentato la mancanza di proposte concrete per mobilitare nuove risorse per far arretrare la povertà e hanno promesso nuove azioni per far pressione sulla comunità internazionale.
Relativamente soddisfatto invece il ministro dell'economia Pascal Couchepin che, nel suo discorso davanti all'assemblea generale (la Svizzera ha un posto come osservatore), venerdì ha parlato "di un segnale incoraggiante in favore di una volontà politica tesa a concretizzare gli impegni persi a Copenhagen. La sua speranza è che a Ginevra si siano poste le basi per un "contratto sociale mondiale che coinvolga tutti le parti per dare un volto umano alla globalizzazione".
Da lunedì a venerdì, sul palco dell'assemblea generale hanno preso la parola 181 oratori. Come è già sottolineato in precedenza, poche le personalità politiche di spicco. In totale, i capi di stato e di governo venuti a Ginevra sono stati 19 (degli europei solo Danimarca e Norvegia) tra cui un monarca, il re dello Swaziland e un principe, Alberto di Monaco.
Sono stati 4800 i delegati provenienti da 160 paesi membri dell'Onu (gli altri 28 erano assenti). Oltre a questi vanno aggiunti i due stati non membri, Svizzera e Vaticano, dieci osservatori, compresa la Palestina e nove ONG.
Maria Grazia Coggiola, Ginevra

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