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Biasimo per il ministro di giustizia

In un discorso pronunciato il 20 gennaio, Christoph Blocher aveva accusato due rifugiati albanesi di essere dei "criminali" Keystone

Christoph Blocher si è fatto bacchettare dall'istanza di vigilanza del Parlamento per aver bollato come "criminali" due albanesi.

Questo contenuto è stato pubblicato il 11 luglio 2006

La commissione di gestione del Consiglio degli Stati lo rimprovera di aver violato la presunzione d'innocenza, di non aver rispettato la separazione dei poteri e di aver mentito al Consiglio degli Stati.

Tacciando di "criminali" due cittadini albanesi Christoph Blocher ha violato la presunzione d'innocenza e ha contravvenuto alla separazione dei poteri, contestando una decisione giudiziaria.

Queste critiche sono contenute nel rapporto pubblicato martedì dalla commissione di gestione del Consiglio degli Stati, l'istanza di sorveglianza politica della Camera alta del Parlamento svizzero.

I fatti contestati al ministro di giustizia e polizia risalgono al 20 gennaio scorso. In un discorso pronunciato all'Albisgüetli a Zurigo davanti ai simpatizzanti del suo partito, l'Unione democratica di centro (destra nazional-conservatrice), il ministro di giustizia e polizia aveva criticato il fatto che due albanesi ricercati nel loro paese per omicidio e rapina a mano armata avessero ottenuto lo statuto di rifugiati in Svizzera.

"Ha esagerato. Questo non deve più succedere", ha indicato Hans Hess, presidente della sottocommissione incaricata di esaminare il caso.

Reagendo al rapporto, Blocher ha dichiarato ai microfoni della Radio svizzera tedesca che per lui il caso è chiuso.

Asilo giustificato

Il rapporto sottolinea che la Commissione di ricorso in materia d'asilo (CRA) aveva acquisito la convinzione che la procedura penale aperta in Albania contro i due interessati fosse motivata da ragioni politiche.

"È quindi inesatto affermare che la CRA ha accordato l'asilo a dei 'criminali'", si legge nel documento, e le autorità devono quindi considerare i due albanesi come degli innocenti che beneficiano dello statuto di rifugiato.

Christoph Blocher non ha però tenuto conto della presunzione d'innocenza, affermano gli autori del rapporto. Chi ha ascoltato il discorso del consigliere federale o chi ne ha letto la versione scritta "non poteva far altro che dedurre che il ministro di giustizia e polizia considerava i due albanesi colpevoli".

"I miei clienti - ha affermato l'avvocato difensore dei due albanesi, Heinz Lüscher - possono ritenersi riabilitati dal rapporto. Di più non si può ottenere".

Maggior ritegno

Agendo in questo modo e rimettendo in discussione le decisioni della CRA, Blocher ha discreditato la commissione. Secondo il rapporto, è legittimo che il responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) eserciti una certa sorveglianza sulla CRA, ma non deve però calpestare l'indipendenza giuridica.

I parlamentari non hanno inoltre apprezzato il fatto che il responsabile del DFGP abbia mentito al Consiglio degli Stati, affermando di non aver mai definito i due albanesi "criminali", bensì solo accusati.

In seguito Blocher aveva fatto parziale marcia indietro, ammettendo di aver commesso un "errore linguistico" nel riferirsi ai due albanesi chiamandoli "criminali" invece di "presunti criminali" e dicendosene rammaricato. La commissione ritiene l'"errore linguistico" del ministro incomprensibile.

La commissione si aspetta da Christoph Blocher che in futuro dia prova "di maggior ritegno" nelle critiche mosse a decisioni giudiziarie concernenti dei semplici cittadini e che eviti di presentare dei fatti in un modo che possa sembrare parziale.

swissinfo e agenzie

Commissione della gestione

Le commissioni della gestione del Consiglio nazionale (Camera bassa) e del Consiglio degli Stati (Camera alta) esercitano l'alta vigilanza parlamentare sulla gestione del Governo e dell'Amministrazione federale, dei Tribunali federali e di altri enti incaricati di compiti federali.

Queste due commissioni lavorano su incarico delle Camere federali.

L'alta vigilanza è un controllo politico esercitato dal Parlamento sui poteri esecutivo e giudiziario.

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