Berna-UE: nessun accordo sull'evasione fiscale
L'incontro, martedì a Berna, tra il consigliere federale Kaspar Villiger e il commissario europeo Frits Bolkestein non ha permesso di raggiungere una via d'intesa sul delicato dossier dell'evasione fiscale. I colloqui, ha detto Villiger, sono certo stati costruttivi, ma è escluso che la Svizzera metta in gioco la tutela del segreto bancario.
Fuori discussione anche che Berna partecipi al sistema europeo basato sullo scambio automatico di informazioni tra autorità fiscali. Le divergenze di fondo non hanno impedito a Bolkestein, commissario responsabile del mercato interno, di definire l'incontro "un grande passo avanti, dato che la Svizzera si è ormai detta pronta a tassare i capitali dei cittadini UE e a retrocedere i proventi ai rispettivi paesi d'origine".
Per rendere effettiva questa misura sarà però necessario che le due parti stipulino un apposito trattato. L'incontro nella città federale è avvenuto su espressa richiesta di Bruxelles che, prima di promulgare le sue nuove direttive in materia di fiscalità, vuole che anche le piazze finanziarie extracomunitarie applichino "misure equivalenti".
Per impedire evasione fiscale e fuga di capitali, l'UE prevede di attuare un sistema di scambio automatico di informazioni tra gli stati membri: i capitali depositati dai cittadini europei in un altro stato UE e i relativi interessi maturati non sfuggirebbero così al fisco del paese d'origine.
Ma Berna, ha detto Villiger, su alcuni punti non vuole fare concessioni: non vuole in particolare partecipare al sistema di scambio, perché significherebbe abolire il principio del segreto bancario. I centri finanziari extra comunitari, ha detto il consigliere federale, "dovranno adottare misure equivalenti e noi negozieremo proprio su questo punto". Berna, in altri termini, è disposta a introdurre un'euroritenuta sui redditi da interessi dei non residenti, da riversare poi al fisco dei loro paesi d'origine. A patto però che le altre piazze finanziarie mondiali facciano lo stesso.
Si tratta di "un grande progresso" ha detto Bolkestein: la Svizzera si adegua infatti alla normativa europea che prevede espressamente questa possibilità per Austria, Belgio e Lussemburgo. Ma con una clausola di peso: le deroghe sono infatti limitate a un periodo massimo di sette anni, al termine dei quali -prevedibilmente nel 2010- scatterebbe il principio dello scambio automatico di informazioni.
L'UE chiede ai paesi terzi, e quindi alla Svizzera, di recepire l'ordinamento comunitario, ma Villiger ha ribadito il proprio no. "Il segreto bancario, ha detto il consigliere federale, non è negoziabile", anche dopo la scadenza della moratoria settennale. "Il popolo svizzero è disposto a sostituire il ministro delle finanze ma non a cedere sul principio del segreto bancario", ha aggiunto.
La Confederazione non è il solo paese preso di mira da Bruxelles: al centro degli interessi dell'UE vi sono anche le piazze finanziarie di USA, Monaco, Liechtenstein, Andorra e San Marino.
Quelli di martedì sono stati solo contatti esplorativi e non veri e propri negoziati ufficiali, che potebbero iniziare nella seconda del 2001, dopo che Bolkestein - il 5 giugno - riferirà dell'esito della sua missione ai ministri finanziari dei Quindici. L'UE vorrebbe introdurre l'euroritenuta già a partire dal 2003, una scadenza impossibile da rispettare per la Svizzera dato che il varo di una tale legge fiscale, dopo un'eventuale approvazione del parlamento, sarebbe sottoposta a referendum facoltativo.
swissinfo e agenzie

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