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Appello di Amnesty per bloccare i rinvii di cittadini ruandesi

La sezione svizzera di Amnesty International chiede alle autorità elvetiche di non rimpatriare alcun richiedente ruandese contro la sua volontà, perché il Paese africano non è in grado di garantire un processo equo.

Questo contenuto è stato pubblicato il 28 aprile 2000 minuti

In un rapporto e in una lettera alla consigliera federale Ruth Metzler, l'organizzazione per la difesa dei diritti umani sottolinea che la sicurezza dei richiedenti ricondotti in Ruanda non è garantita.

L'Ufficio federale dei rifugiati (UFR) ha revocato il 7 febbraio l'ammissione provvisoria a circa 160 rifugiati ruandesi. Nella missiva inviata il 20 aprile alla ministra di giustizia e polizia e nel rapporto pubblicato mercoledì, Amnesty rileva che «le persone che rientrano dall'esilio sono sovente sospettate di aver partecipato al genocidio o possono essere arrestati arbitrariamente in seguito a una semplice denuncia di un vicino». D'altro canto, «il sistema giudiziario ruandese non è ancora in grado di garantire processi equi».

In totale, circa 125mila detenuti accusati di aver partecipato al genocidio aspettano di essere giudicati. Amnesty descrive numerosi casi di tortura e maltrattamenti, soprattutto nelle carceri comunali e nei centri di detenzione militari. L'organizzazione ha inoltre individuato casi di civili detenuti arbitrariamente e che non possono ricevere visite.

swissinfo e agenzie

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