Aiuto umanitario svizzero: il 1999 è stato un anno "eccezionale"
Particolarmente impegnativo e duro l'anno appena trascorso: 406 le missioni all'estero per il "braccio operativo" della Direzione dello sviluppo e della cooperazione. Essenziale l'impegno anche nella prevenzione delle crisi. Servizio di Elena Altenburger.
"Con la fine della guerra fredda i conflitti non sono diminuiti, come si sperava, anzi: hanno assunto proporzioni drammatiche. E l'Aiuto umanitario svizzero ha dovuto affrontare catastrofi naturali ed ambientali, epidemie, ondate di profughi in fuga, conflitti etnici."
Così ha esordito, venerdì a Berna, il consigliere federale Joseph Deiss, ospite d'onore alla 27esima Giornata annuale della Divisione dell'Aiuto umanitario e del Corpo svizzero di aiuto in caso di catastrofe (CSAC).
Il ministro degli esteri non ha tuttavia voluto insistere su un futuro dalle tinte fosche. Si è affrettato a ricordare che l'Aiuto umanitario svizzero è lo strumento più importante della politica estera svizzera: "Le centinaia di collaboratori in Svizzera e all'estero sono la testimonianza vivente della solidarietà elvetica", ha dichiarato con una punta d'orgoglio il consigliere federale.
Per il CSAC il 1999 è stato un anno particolarmente duro ed impegnativo: il "braccio" operativo dell'Aiuto umanitario della Confederazione, che dipende dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) ha infatti effettuato ben 406 missioni.
I volontari del CSAC sono intervenuti in Centro America, dopo il passaggio dell'uragano Mitch, in Grecia, Turchia, Colombia, Taiwan, colpiti da terremoti, ma anche nelle regioni di crisi del Kosovo, del Caucaso e dello Sri Lanka.
Nell'ambito di questi conflitti, il direttore della DSC, ambasciatore Walter Fust, ha dal canto suo ribadito la necessità di impegnarsi non solo nella soluzione, ma anche nella prevenzione delle crisi. Per Walter Fust è inoltre indispensabile promuovere la giustizia sociale e creare le premesse per una ricostruzione economica e politica nell'ambito di un sistema che garantisca alla popolazione civile una sicurezza globale.
Elena Altenburger
nella foto d'archivio: operatori del Corpo svizzero d'aiuto in caso di catastrofe al campo profughi di Blace, in Macedonia, al confine con il Kosovo

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