Accordo in vista tra Turchia e Armenia
Le autorità dei due paesi hanno deciso di sottoporre nelle prossime settimane ai rispettivi parlamenti un protocollo destinato a normalizzare i rapporti diplomatici bilaterali. L'accordo è anche frutto del lavoro di mediazione svolto da anni dalla diplomazia elvetica.
Le relazioni tra i due paesi sono state a lungo avvelenate dalle divergenze sui massacri di cui furono vittima gli armeni all'epoca dell'Impero Ottomano, in particolare tra il 1915 e il 1917. La Turchia, che continua a respingere le accuse di genocidio, si è rifiutata di allacciare rapporti diplomatici dopo la nascita del nuovo Stato armeno nel 1991, susseguente alla dissoluzione dell'Unione sovietica. Nel 1993, dopo la secessione dell'enclave cristiana del Nagorno-Karabakh dallo Stato musulmano dell'Azerbaigian, le autorità turche avevano inoltre chiuso le frontiere con l'Armenia.
Dopo i primi segnali di un disgelo tra i due paesi, emersi dalla fine dell'anno scorso, Ankara e Ierewan avevano concordato in aprile una tabella di marcia per normalizzare i rapporti, con la mediazione della diplomazia svizzera. L'accordo prevede il ripristino dei rapporti diplomatici, l'istituzione di varie commissioni storiche per esaminare le controversie bilaterali, prima fra tutte quella dei massacri, la ; ridiscussione dell'accordo di Kars che delimita i confini tra Turchia e Armenia, la riapertura delle frontiere e il riavvio degli scambi commerciali.
L'intesa è stata accolta con favore dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea. "L'apertura al dialogo è un passo molto importante", ha sottolineato dal canto suo la portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) Nadine Oliveri, precisando che la Svizzera continuerà ad impegnarsi per la promozione della pace e della stabilità nella regione.
swissinfo.ch e agenzie

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