Accordi Svizzera-UE: vitali per gli svizzeri dell’estero
Particolarmente toccati dagli accordi bilaterali sottoscritti con l’Unione Europea, gli svizzeri residenti all’estero invitano i propri concittadini a respingere il prossimo 21 maggio il referendum lanciato contro la loro ratifica.
Nel corso di una conferenza stampa convocata questo martedì a Berna, l’Organizzazione degli Svizzeri dell’estero (OSE) ha ribadito la posizione già espressa nell’agosto del 1999, in occasione del 77° Congresso degli Svizzeri all'estero dedicato al tema « La Svizzera e l'Europa dopo i Bilaterali », quando il Consiglio degli Svizzeri all'estero, organo rappresentativo della cosiddetta Quinta Svizzera, si era pronunciato all'unanimità a favore della ratifica e di una rapida implementazione di tali accordi.
Dopo aver ricordato che quasi i due terzi dei 570.000 svizzeri residenti all'estero vivono in un paese dell’Unione Europea, emigrati e discendenti di emigrati confrontati ogni giorno con gli svantaggi che derivano dalle restrizioni attuali, l’OSE ha denunciato la tendenza a valutare questa intesa unicamente dal punto di vista interno. Nel dibattito sulla libera circolazione delle persone si parla infatti unicamente degli stranieri che vorrebbero venire in Svizzera, dimenticando non solo tutti gli svizzeri che risiedono all’estero ma anche tutti coloro, ed in particolare i giovani, che desiderano recarsi in uno dei paesi dell'Unione per lavorare, studiare o semplicemente risiedere. Persone che dovrebbero poter beneficiare degli stessi diritti degli altri cittadini europei.
Jean-Paul Aeschlimann, presidente dell’Unione delle Associazioni svizzere di Francia, ed Elisabeth Michel, presidente dell’Organizzazione mantello degli svizzeri di Germania hanno, con le loro testimonianze, descritto le discriminazioni e gli ostacoli amministrativi che incontrano sul loro cammino gli svizzeri che si trasferiscono all’estero. Dall’immatricolazione degli studenti nelle università, che possono trovarsi di fronte ad un rifiuto categorico, non argomentato e irrevocabile del permesso di soggiorno, alla partecipazione di ricercatori elvetici a programmi di ricerca europei, con le autorità che giungono persino a penalizzare finanziariamente l’istituto responsabile del progetto. Ma anche per le persone non attive le cose non vanno meglio. Negli ultimi anni è aumentato il numero di invalidi, pensionati e persone che beneficiano di una rendita regolare ma insufficiente ad assicurare loro una vita decente in Svizzera, che decidono di trasferirsi in regioni meno care. Anche in questi casi le amministrazioni possono imporre tutta una serie di misure discriminatorie, quando non vessatorie, come l’obbligo di una costosa visita medica, il rinnovo annuale del permesso di soggiorno, la costante minaccia di un rimpatrio amministrativo.
Proprio a proposito di pensioni l’OSE denuncia infine il tentativo di sdoganare il progetto di revisione dell’Assicurazione Vecchiaia Superstiti (AVS/AI) adottato dal Consiglio degli Stati come una conseguenza degli accordi bilaterali. Il vecchio progetto di limitare le possibilità di assicurazione facoltativa è tornato all’ordine del giorno e con la scusa dell’Europa si vorrebbe privare migliaia di svizzeri residenti all’estero, e soprattutto di svizzere sposate con cittadini stranieri, della loro unica possibilità di previdenza. Dal momento che diversi stati dell’Unione offrono ai propri cittadini all’estero una possibilità di assicurazione volontaria, l'avvicinamento all'Europa non obbliga quindi la Svizzera ad escludere i propri dall'assicurazione facoltativa. I rappresentanti della Quinta Svizzera chiedono quindi che la questione della revisione dell'AVS/Al facoltativa diventi oggetto di un esame approfondito e completo nel quadro di una procedura ordinaria dopo la ratifica degli accordi.
In ragione delle intense relazioni economiche, politiche e culturali che la Svizzera intrattiene con l’Europa dei 15, convinta che i Bilaterali possano tradursi in una serie di vantaggi per tutti, l’Organizzazione degli Svizzeri invita dunque filo-europeisti ed anti-europeisti a superare gli schieramenti respingendo con coerenza e realismo il referendum contro la ratifica di un’intesa resa indispensabile dalla mancata adesione allo Spazio Economico Europeo, ma che non comporta di per sè automaticamente una futura adesione all’UE. Non fosse altro perchè oggi non vi sono alternative e la bocciatura degli accordi bilaterali lascerebbe il paese, isolato economicamente e politicamente, sospeso nel vuoto.
Stefano Castagno
Foto:Georg Stucky, presidente dell'Ose

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