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130 Paesi al Forum mondiale dell'acqua all'Aja

L'acqua sarà una preoccupazione centrale del 21mo secolo. Già oggi un quinto della popolazione mondiale non ha acqua potabile a sufficienza e la situazione peggiora. (foto: il maestoso ghiacciaio dell'Aletsch, enorme riserva d'acqua nelle Alpi svizzere)

Questo contenuto è stato pubblicato il 16 marzo 2000 - 09:42

Il Forum mondiale dell'acqua, all'Aja da venerdì 17 al 22 marzo, tenterà di trovare soluzioni globali a questo problema. La delegazione svizzera proporrà di istaurare una responsabilità civile internazionale.

Al secondo Forum mondiale dell'acqua partecipano i rappresentanti di 130 Stati, organizzazioni non governative e ambienti economici. Esamineranno tutti i problemi legati all'acqua, dall'approvvigionamento, alla protezione degli ecosistemi, alla ripartizione delle risorse.

La delegazione svizzera è composta di rappresentanti della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) e dell'Ufficio federale dell'ambiente, delle foreste e del paesaggio (UFAFP).

Le riserve di acqua potabile del pianeta coprirebbero in teoria i bisogni della popolazione mondiale, ma già oggi 1,2 miliardi di persone nel mondo non hanno un accesso sufficiente all'acqua potabile. Ciò è dovuto in particolare alla cattiva gestione delle risorse, agli sprechi e all'inquinamento su larga scala. La recente catastrofe ecologica in Romania ne è un ennesimo esempio, ha detto martedì il direttore dell'UFAFP Philippe Roch, che dirigerà la delegazione elvetica al Forum.

L'inquinamento da cianuro nel Danubio e nel fiume Tibisco ha evidenziato una grave lacuna del diritto internazionale nei casi di incidenti industriali i cui effetti superano le frontiere di un paese. Per questo la Svizzera chiede ai paesi presenti all'Aja di impegnarsi per l'istituzione di una responsabilità civile internazionale nel settore delle acque.

Questa disposizione permetterebbe di indennizzare con una procedura semplice e rapida le vittime di un inquinamento transfrontaliero (ad esempio i pescatori). Inoltre - secondo la delegazione svizzera - avrebbe un effetto preventivo, spingerebbe le imprese a prendere in considerazione i rischi ambientali e obbligherebbe i responsabili a coprire i costi.

La Confederazione chiede inoltre che un protocollo sulla responsabilità civile internazionale venga elaborato nell'ambito di due convenzioni della Commissione economica ONU per l'Europa, ha aggiunto Roch. Quest'ultima raggruppa tutti i paesi europei, gli Stati Uniti e il Canada.

L'interesse della Svizzera per i problemi legati all'acqua non è nuovo, ha sottolineato Dora Rapold, della DSC. La Direzione dello sviluppo e della cooperazione infatti ha partecipato alla fondazione del Consiglio mondiale dell'acqua, che organizza il Forum dell'Aja, e del «Partenariato globale dell'acqua» che opera a favore di un utilizzo coordinato delle risorse idriche.

Inoltre la Svizzera investe 35 milioni di franchi l’anno in una cinquantina di progetti riguardanti l'acqua potabile e l'igiene nelle città. In particolare la DSC è presente in Mozambico, Madagascar, Nicaragua e Bangladesh. Ha pure inviato tre esperti elvetici in Ungheria in seguito ad un nuovo caso di inquinamento da metalli pesanti nel fiume Tibisco. Su richiesta dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per gli affari umani, la DSC ha infatti messo a disposizione due chimici e uno specialista di logistica per una missione d'inchiesta. Il loro lavoro consisterà in particolare ad analizzare campioni di acqua e di sedimenti.

swissinfo e agenzie

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