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«L’UEFA non può eludere la giustizia civile svizzera»

Christian Costantin, il carismatico presidente del Sion, si è lanciato in una dura battaglia giuridica contro le istanze dirigenti del calcio Keystone

L’Europa League è iniziata senza il Sion, escluso dall’UEFA per non aver rispettato un divieto di trasferimento. Un tribunale aveva contestato la decisione, che per l’UEFA potrebbe rivelarsi un boomerang. Intervista a Piermarco Zen-Ruffinen, specialista di diritto dello sport.

Questo contenuto è stato pubblicato il 16 settembre 2011
swissinfo.ch

L’intricata matassa giuridica che ormai da diverse settimane oppone l’FC Sion alle istanze del calcio mondiale ha registrato questa settimana un nuovo rocambolesco episodio. Martedì 13 settembre 2011, il Tribunale cantonale vodese ha ordinato all’UEFA di ammettere la società vallesana alla fase a gironi dell’Europa League. Il Sion era in precedenza stato escluso per aver schierato sei giocatori non tesserati nello spareggio vinto contro gli scozzesi del Celtic Glasgow.

Qualche ora dopo la sentenza del tribunale, la commissione d’appello dell’UEFA ha però risposto picche, confermando la sua prima decisione e precisando che il club svizzero aveva dieci giorni di tempo per inoltrare ricorso al Tribunale arbitrale dello sport (TAS). Troppo tardi comunque, a prescindere dalla decisione del TAS, affinché il Sion possa partecipare quest’anno alla coppa europea.

La posta in gioco di questo caso complesso, iniziato nel 2008 con il trasferimento del portiere egiziano Essam el Hadary, considerato illegale dall’UEFA, è grande e va ben al di là del semplice scontro tra due personalità forti come il patron del club Christian Costantin e il presidente dell’UEFA Michel Platini.

In ballo vi sono interessi finanziari: il Sion dovrà dire addio ai cinque milioni di franchi garantiti dalla qualificazione. La vicenda riaccende però soprattutto un dibattito di natura legale, ossia la questione dell’autonomia giuridica dello sport e delle sue istanze, spiega Piermarco Zen-Ruffinen, professore di diritto all’Università di Neuchâtel.

swissinfo.ch: Come legge il conflitto che oppone il Sion alle istanze dirigenti del calcio mondiale?

Piermarco Zen-Ruffinen: Ci troviamo di fronte allo scontro tra due ordini giuridici, quello statale da una parte e quello di diritto privato dall’altra. Lo sport non è l’unico settore dove esistono giurisdizioni private. Basti pensare alle chiese o al mondo del lavoro. Ma in ultimo ricorso, il diritto privato associativo deve essere conforme al diritto statale e non può situarsi al di sopra di esso.

swissinfo.ch: L’UEFA non può quindi ignorare impunemente una decisione della giustizia civile…

P. Z.-R.: No. Come tutti, l’UEFA deve sottostare alla giustizia civile. Questa però deve anche avere i mezzi per fare applicare le sue decisioni. Il diritto penale prevede sanzioni per chi si rifiuta di ottemperare a una decisione. Lo stesso vale in ambito amministrativo: se si costruisce illegalmente una casa e ci si rifiuta di demolirla, l’autorità lo farà a vostre spese. Le questioni civili sono più complicate, poiché l’autorità non dispone di molte misure coercitive. Una semplice multa spesso non è un deterrente efficace. Nell’immediato, l’UEFA quindi non rischia molto.

Il Sion può per contro reclamare un risarcimento per i danni subiti. A mio avviso, l’UEFA non può che perdere. Tuttavia, ci vorranno almeno due anni prima che sia pronunciato un verdetto. Il litigio riguarda però il torneo della stagione 2011-2012.

swissinfo.ch: Se il Sion dovesse ostinarsi, la giustizia potrebbe emanare una sentenza che farà giurisprudenza, come la famosa “sentenza Bosman”?

P. Z.-R.: Se l’UEFA dovesse perdere sulla questione di fondo, ciò provocherà una deflagrazione. Nella sentenza Bosman era stata esaminata solo la libera circolazione delle persone. La giustizia aveva considerato che le somme di trasferimento dovute alla scadenza dei contratti ostacolavano la libera circolazione. Nel caso del Sion, l’UEFA potrebbe essere condannata per abuso di posizione dominante. Per ora nessuno può dire quali sarebbero le conseguenze di una simile decisione.

swissinfo.ch: Il Sion può sperare di arrivare fino in fondo alla procedura e di vincerla?

P. Z.-R.: Sicuramente. Ma ciò dipenderà dalla competenza delle persone chiamate a difendere i suoi interessi e dal coraggio dei giudici che dovranno pronunciarsi sul dossier.

Il caso potrebbe concludersi come la «vicenda Charleroi», dal nome del club belga che aveva fatto capo alla giustizia per ottenere dei risarcimenti quando i suoi giocatori tornavano feriti dopo una convocazione della squadra nazionale. Quando la FIFA ha iniziato a sentir odore di bruciato, ha sistemato tutto siglando una convenzione coi club. Non escludo che si possa arrivare a un simile accordo finanziario anche tra l’UEFA e il Sion.

swissinfo.ch: È normale che il Sion faccia capo alla giustizia civile quando esistono dei tribunali arbitrali per lo sport?

P. Z.-R.: Sono favorevole a una giustizia arbitrale in materia di sport, a patto che dia le stesse garanzie della giustizia ordinaria. Purtroppo siamo ancora lontani. Jean-Marc Bosman non avrebbe mai avuto causa vinta davanti alla giustizia arbitrale. Nel caso del Sion, siamo di fronte a un simulacro di giustizia. Come può Michel Platini affermare che il tribunale disciplinare interno e la corte d’appello dell’UEFA siano totalmente indipendenti? Non lo è neanche il Tribunale arbitrale dello sport, perché certi arbitri sono legati a delle federazioni.

swissinfo.ch: È quindi necessario che i tribunali civili si intromettano nello sport?

P. Z.-R.: Sì, perché così la giustizia arbitrale è costretta ad evolvere, dando prova di maggiore trasparenza, indipendenza e imparzialità. La giustizia civile contribuisce a migliorare il sistema. È indispensabile. Negli Stati Uniti questa evoluzione è cominciata 30 anni fa. Diverse sentenze pronunciate dalla Corte suprema o da tribunali civili hanno obbligato la giustizia arbitrale a cambiare il suo modo di funzionare.

Un caso complesso

Il conflitto che oppone il Sion alle istanze dirigenti del calcio mondiale (FIFA e UEFA) inizia nel febbraio 2008 con il trasferimento in Vallese del portiere Essam el Hadary, superstar del campionato egiziano. Ritenendo illegale la cessione, la FIFA sospende il giocatore per quattro mesi e condanna il club vallesano a due periodi di inattività sul mercato dei trasferimenti.

Il Sion fa ricorso, invocando un vizio di procedura. Il Tribunale arbitrale dello sport dichiara irricevibile il ricorso. Nel gennaio 2011, il Tribunale federale, la più alta istanza giudiziaria svizzera, conferma la decisione. Il Sion sconta un periodo completo di inattività nel gennaio 2011. Durante l’estate ingaggia sei giocatori, sostenendo di aver scontato la pena avendo accumulato un numero sufficiente di giorni di sospensione.

La FIFA e l’UEFA sono d’avviso contrario e fanno pressione sulla Lega svizzera di calcio affinché sospenda i calciatori ingaggiati durante l’estate 2011. Il tribunale civile di Martigny promulga una decisione superprovvisoria a favore dei nuovi giocatori, ma FIFA e UEFA minacciano di sanzioni i club svizzeri e la nazionale rossocrociata.

Il 26 agosto il Sion elimina il Celtic Glasgow e si qualifica per la fase a gironi dell’Europa League. Gli scozzesi fanno ricorso e il 3 settembre l’UEFA esclude il Sion dalla competizione. Il 9 settembre, la giustizia civile vallesana respinge il provvedimento superprovvisorio domandato dal Sion contro questa esclusione.

Il caso registra un nuovo sviluppo il 13 settembre, quando il Tribunale cantonale del canton Vaud, dove ha sede la UEFA, dà ragione al club vallesano. La corte chiede all’UEFA di reintegrare la squadra nel torneo, in attesa di un’ulteriore decisione sulla questione di fondo della vicenda. Lo stesso giorno, però, l’UEFA respinge il ricorso del Sion, ignorando di fatto la sentenza della giustizia civile vodese.

Il 16 settembre, un giudice del Tribunale cantonale vodese intima all’UEFA di invalidare i risultati e la classifica del gruppo I dell’Europa League (quello del Celtic).

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